Chiave bulgara, usata per aprire (quasi) tutte le porte
Il mito e la realtà della «chiave bulgara» (chiamata così forse perché creata dagli 007 di quel Paese) che apre quasi tutte le porte. Ed è responsabile del boom di effrazioni in tutta Italia.
La «chiave bulgara» – nata, secondo una leggenda, nelle menti perverse degli 007 bulgari ai tempi della Guerra fredda per introdursi in ambasciate o case del «nemico» – sembra ora l’attrezzo preferito dai ladri che la usano per aprire le serrature delle nostre case, anche porte blindate con pesanti chiavi a doppia mandata, tuttora molto diffuse in Italia.
Cos’è la chiave bulgara?
C’è gente che ha aperto siti web dedicati per descriverla in ogni minimo dettaglio, in tutte le varianti, creando un dibattito acceso sulle varie tecniche usate dai ladri per realizzarle. Proviamo a semplificare. Una volta individuato il target, la serratura viene esaminata. Bastano pochi minuti e una valigetta-kit con una serie di grimaldelli-chiavistelli di varie misure.
All’interno viene inserita la cosiddetta «chiave morbida» in grado di leggere i codici della serratura, da sovrapporre poi a un secondo attrezzo, ruotandola lentamente da destra a sinistra. Il gioco è fatto. Basta tornare alla base e, con un piccolo tornio, si crea la chiave-master, perfetta quasi al millimetro. Dicono che ne esisterebbe anche una versione elettronica per le porte blindate di dimensioni più grandi, con i «pistoncini-spia» azionati da un telecomando. In questo modo la mappatura della blindata da violare sarà identica al tracciato originale.
Gli esperti di sicurezza spiegano che l’unica strada è dotarsi di serrature di ultima generazione, dotate di chiavi piatte e tracciate in modo che – ma solo per ora – i ladri non riescano a replicarle senza avere l’originale in mano. Stanno studiando come fare e c’è da scommettere che ci riusciranno molto presto. Ma le vecchie chiavi a doppia mandata proteggono ancora (si fa per dire) almeno il 70% delle case italiane, dove i sistemi di sicurezza attiva, allarmi e videocamere, sono percentualmente pochi o antiquati. (fonte)