“Tirati per i capelli” scriviamo il nostro pensiero su quanto accade nelle varie lotte tra pagine

Va bene, ci siete riusciti… Vi diciamo il nostro pensiero a proposito di quello che sta succedendo su Facebook (casomai interessasse a qualcuno, ben inteso).

Per chi non lo sapesse, parliamo della “guerra tra pagine”, dove si invitano i propri fan a segnalare a FB altri profili, gruppi, pagine, etc, per comportamenti giudicati arbitrariamente “scorretti”.

Volevamo evitarcelo (ed evitarvelo), ma a questo punto, col rischio che il nostro silenzio passasse come un colpevole assenso, non possiamo farne a meno.

E adesso vi sorbite la nota più lunga mai scritta :o)

(Se vi interessa solo il nostro parere, perchè già siete a conoscenza degli avvenimenti, potete saltare a piè pari fino al paragrafo Cosa ne pensiamo noi).

Per i lettori della nostra nota: se vi ritenete in qualche modo offesi da quanto scritto, e magari volete per questo segnalare la nota, abbiamo provveduto a crearvi la finestra apposita per procedere (così farete meno fatica).

Abbiate sempre presente qualche concetto importante:

* Le nostre considerazioni si fermano a una valutazione essenzialmente professionale e non vogliono, in alcun modo, intaccare la sfera personale delle persone coinvolte, nè giudicarle al di fuori del social network.

* Ci basiamo su quanto scritto e presente in rete, visualizzato da tutti in modo pubblico.

* Non conosciamo le persone coinvolte, nè intendiamo in futuro conoscerle.

* Quindi si tratta di pareri superficiali e sostanzialmente inutili (siete ancora in tempo a non leggere quanto segue), come inutile risulterebbe parlarne.

* Sconsigliamo la lettura alle persone facilmente impressionabili e ai minorenni senza la presenza dei genitori.

* E, per finire, sappiate comunque che ogni riferimento a fatti o persone, reali o virtuali, è puramente casuale e frutto della fantasia dello scrivente :o)

I contendenti (immaginatevi un ring)

Alla vostra destra (lo mettiamo a destra per ovvi motivi) abbiamo un pianista con l’hobby di internet, che immagina, in una vita precedente, di essere stato un hacker, di conoscere come si fa e si disfa qualunque cosa.

Probabilmente un carattere forte, carismatico, fondamentalmente narcisista.

Lo chiameremo MisterJazz per non sbagliare…

MisterJazz pensa di conoscere le caratteristiche alla base della mentalità di chi approda per la prima volta a un social network: un’estrema insicurezza e paura, lo sdegno per immagini e contenuti violenti, il bisogno di figure di riferimento a cui rivolgersi “per combattere i torti e le ingiustizie”.

Quindi crea una pagina intitolata alle forze dell’ordine e comincia a “garantire” pace e tranquillità a chi si rivolge a lui, ogni tanto gli scappa un “ci stiamo lavorando”, “chiudiamo questo”, “eliminiamo quest’altro” come se potesse, in prima persona, gestire il database di Facebook tramite “poteri sovrannaturali” e l’appoggio di enti governativi.

C’è da risolvere il problema della credibilità… Una sola persona, anche collegata tutto il giorno, non è in grado fisicamente di garantire un “pronto intervento” 24h su 24. Anche tre o quattro, se hanno un lavoro, fanno fatica…

Come fare in modo che sia ritenuto possibile?

MisterJazz ha la soluzione in tasca: crea una serie di falsi profili con cui, inizialmente, si fa le domande e si dà le risposte, magari anche qualche complimento, che non fa mai male.

Poi li nomina amministratori, per poter dire “abbiamo 137, no, 234, no sono 331 persone che lavorano per la vostra sicurezza”, “dormite tranquilli”, “facciamo il turno di notte” e così via.

E poi… il logo. “Siamo dell’arma”, “quale arma”, “facciamo due o tre”, “collaboriamo con l’ufficio della posta”, “no, scusate, con l’altro ufficio della polizia, insomma avete capito lo stesso”, “avete letto male, siamo solo fan”, “guardate bene il logo, c’è scritto fan”, “guardate bene il logo, è legale, abbiamo il permesso”, “non c’è più il logo (ci hanno tolto il permesso? porc…!)”, “adesso siamo contro la pedofilia”…

E le persone, affascinate da questi contrastanti aspetti della sua virile (ma sicuramente fragile) personalità virtuale, lo seguono numerosi.

Non basta; deve crearsi anche dei riferimenti a qualcosa di esterno al social network, che attestino le sue attività informatiche precedenti. Un “hacker” che si rispetti deve avere un curriculum, un’immagine rispettabile (ma anche un po’ torbida e misteriosa): col suo mac, usato per le basi musicali durante i “concerti” nei villaggi vacanze, compone un paio di paginette su un sito gratuito riempiendole con le solite scontate notizie su sicurezza, antivirus, spyware (e le persone non si chiedono “ma se usa un mac, i programmi che consiglia li avrà mai provati?”).

Artista del copia-incolla, prende qui e là le notizie, le assembla, le propone ai fan, felice e sicuro che tutti lo accoglieranno come il nuovo Messia.

E’ chiaro e conseguente che chiunque si permetta di mettere in dubbio la sua competenza, se non altro nell’uso scomposto della lingua italiana, venga additato come troll, segnalato, cancellato…

Alla vostra sinistra (nessun riferimento politico, stavolta) abbiamo un sottufficiale della Marina, o dell’Esercito (della salvezza?), forse in pensione, o comunque con un’età vicina al pensionamento, che ha la sua bella paginetta dove pubblica amenità, barzellette, filmati carini, link di amici (lo chiameremo Popeye).

Anch’egli ogni tanto si fa prendere la mano e, sdegnato da animali maltrattati e pedofili online, ingenuamente consiglia di segnalare per far chiudere questo e quello, forte del suo seguito, fatto di appassionati della battuta e della foto buffa.

Sicuramente simpatico e in buona fede, ma completamente digiuno dei criteri, delle regole e delle poche conoscenze tecniche che dovrebbero essere nel bagaglio di chi assurge al ruolo di tutore dell’ordine virtuale, appare spaesato nelle sue crociate contro questo e contro quello, ma il suo entusiasmo e la voglia di giustizia trascinano migliaia di utenti, tra una barzelletta e l’altra, alla segnalazione di profili brutti, sporchi e cattivi.

E trova anche il suo Poldo (in gergo sportivo, il suo “secondo” a bordo ring), che è invece un karateka, appassionato di cross e di blog, e che da tempo immemore si diletta, insieme a parenti e amici, a gestire pagine sulla sicurezza (in modo sensato), fornendo consigli e riportando articoli su chi è stato arrestato, chi è ricercato, quello che va bene e quello che non va bene sul social network…

Ah, di professione non si sa cosa faccia, ma ci mette molto impegno e ufficialità.

Ha parenti e amici nelle forze dell’ordine (forse è un ex-ausiliario) e una decina di pagine-fotocopia in modo tale da fare molto “casino” con poco sforzo, cliccando qui e là.

Nonostante la maggiore esperienza rispetto a Popeye, e i richiami alle “regole” (per gli altri), il nostro Poldo usa profili anonimi per gestire la tutela degli altri, i sogni degli altri, le protezioni degli altri, pensando forse che sia meglio che gli “altri” non lo riconoscano.

Questi i contendenti: tre persone (i pochi altri sono comprimari, su cui non ci soffermiamo) gestiscono qualcosa come 100mila persone, grazie alle loro pagine redatte nel tempo libero…

Lo scontro

Queste cose non hanno mai un inizio certo. Può essere stato un semplice scontro caratteriale, dovuto anche a un eccesso di fan (a volte, come l’alcol, si possono avere anche questi effetti collaterali).

L’ebbrezza del potere, l’avere un numero spropositato di persone che seguono i propri consigli (a volte veri e propri ordini) può portare (è scientificamente provato) a un eccesso di sicurezza, e sconfinare nell’arroganza e prepotenza… Oppure nell’invidia (“tu hai troppi fan, adesso ti faccio vedere io come funziona il mondo”), o nella gelosia (“se ti iscrivi lì, ti cancello dalla mia pagina”)…

Sta di fatto che, dopo i primi attriti e discordanze su chi, come, dove e perchè segnalare, le allusioni si fanno sempre più pesanti e i due contendenti, oltre a gridare (in maiuscolo) nelle proprie pagine, cominciano a segnalarsi reciprocamente per far chiudere l’odiato rivale, provocando in chi segue la vicenda un certo sgomento (ma anche qualche dubbio sulla sanità mentale dei contendenti).

“E’ già partita la denuncia”, “Lo stanno andando a prendere”, “Chiamate la questura e chiedete di Manganelli, Lui sa chi sono io”, “Quale questura? ma quella di Torino, naturalmente”, “Ma non sei di Milano?”, “Sì, ma viaggio molto per lavoro, sai, i concerti…”, “Ho fatto 6 denunce”, “Io sono a quota tredici”…

Compaiono notizie sugli ultimi lavori dell’uno o dell’altro, le preferenze sessuali, lettere di licenziamento e di diffida da parte di aziende, testi di telefonate dalle questure e dai questurini, filmati da mandare a Striscia la notizia o alle Iene, minacce, diffamazioni. E anche i fan si schierano (ma saranno quelli veri o quelli virtuali?) con “siamo con te”, “ammazzalo, strozzalo, annientalo”, “semper fidelis”, “o Roma o morte”, “indietro non si torna”.

Si copiano link, messaggi in bacheca “lui ha detto questo e io ho fatto questo, poi lui ci ripensa ma io no, e si accorgerà”, “segnalatelo, è un truffatore”, “no, segnalate lui, è un pedofilo e guarda i film porno”.

Poi, per avere il reale consenso delle vere forze dell’ordine (che secondo il nostro parere si stanno spanciando dalle risate) cominciano a comparire link di filmati con catture in diretta di ricercati, articoli sulla sicurezza nella guida durante il weekend… in pratica tutto, ma non quello che facevano prima, cioè segnalare i finti profili pedofili violenti stupratori assassini.

Smettono tutti, improvvisamente, di fare ciò per cui erano tanto apprezzati: probabilmente saranno stati avvisati che pubblicare link a profili pedopornografici può essere considerato un reato…

Ma non importa, è diventato vitale sopravvivere e si continua la lotta dura… al vero avversario.

Come dice il detto… “tutto fa brodo”: le pagine comunque aumentano il numero di fan, tutti vogliono vedere il sangue e fin dove arriveranno i due contendenti (sempre e solo tre o quattro, contando amici e parenti). Probabilmente in Tribunale (se quello che hanno scritto ha un minimo di verità), visto che, come dice un altro detto, “verba volant scripta manent” (e poi basta citazioni dotte, che mostrano quanto di latino la scuola italiana insegnava molti anni fa), tutto risulta documentato e documentabile.

Cosa ne pensiamo noi

Siamo quasi sicuri che non ci sarà un vincitore tra MisterJazz e Popeye.

I perdenti invece, ne siamo certi, saranno solo gli utenti di Facebook, che hanno assistito (e continuano a farlo) a una lotta tra bambini nel cortile dell’asilo…

Non crediamo che vi sia cattiva fede in nessuno di loro, ma solo ignoranza, superficialità e una profonda immaturità.

Purtroppo non c’è un’etica da rispettare nella gestione di una Pagina. Su FB tutti possono dire esattamente quello che sono e anche quello che non sono. Possono creare false pagine o pagine vere, perseguire nobili scopi, o usare la demagogia per il proprio tornaconto personale.

Nomi falsi, foto per l’occasione, note approssimative… e, al primo litigio, si mettono in piazza i problemi che qualcuno può aver avuto in passato, i video pubblicati, i rapporti di lavoro, usando modi e contenuti estremamente indelicati e violenti.

La disputa, vista dall’esterno, sembra una sceneggiatura degna di De Filippo.

I due personaggi principali, MisterJazz e Popeye sono totalmente calati nei loro ruoli, tutti presi nel cercare il modo migliore, il più efficace, per “mobilitare” i propri fan contro il nemico.

La colpa di Poldo? Sebbene abbia dalla sua una maggior esperienza delle regole che governano Facebook, non ne fa tesoro e si lascia coinvolgere direttamente.

Una situazione grottesca…

Ecco perchè non abbiamo mai voluto partecipare a queste liti.

Su Facebook, come nel mondo reale, c’è la libertà assoluta di espressione nei limiti del consentito o comunque della decenza, e ognuno si deve assumere (volente o nolente) la responsabilità di ciò che pubblica, nel bene e nel male.

Se avvertire gli utenti dei pericoli presenti in rete, e in particolare su Facebook, è lo scopo che molti vogliono perseguire, non è possibile farlo senza seguire per primi delle regole, uguali per tutti (e che cerchiamo di seguire, speriamo al meglio, anche noi): trasparenza, correttezza, educazione (e magari anche un po’ di professionalità, che non guasta).

Niente falsi profili, indirizzi email equivoci, frasi dette tanto per dire…

Le informazioni devono essere sempre precise, documentate, circostanziate, ma mai troppo personali: e voi lettori, prima di fidarvi di qualcuno, chiedete fonti, controllatele, informatevi. D’altronde su Internet è facilissimo farlo. E chiedetevi chi è che parla, perchè ne parla e soprattutto controllate come ne parla.

Un’informazione, per quanto allarmante, non deve mai coinvolgere il vostro lato emotivo.

Concludendo

Su questa pagina lavoriamo seguendo queste regole perchè, secondo noi, non è giusto che Facebook sia come un FarWest, dove vale la legge del più forte (o quello che urla o segnala di più), e dove può diventare molto sottile la distinzione tra sceriffo e bandito (sembra che per diventare sceriffi sia sufficiente un loghino scopiazzato, il resto è solo un optional).

Chi non lavora col nostro stesso impegno (soprattutto morale), per quanto ci riguarda, e scusate l’immodestia, non esiste nemmeno; chi non fa gli interessi dei propri fan, chi cerca di ingannarli o di manovrarli, non sarebbe degno di esistere, e non solo virtualmente.

Se volete un consiglio spassionato, che siate dentro il ring a combattere in prima linea o semplici spettatori di questa disputa da barzelletta, basate le vostre scelte sempre sul buon senso.

Chi vi appare impreparato, improvvisatore, copiatore di siti altrui, va sempre preso con le molle: nella maggior parte dei casi, anche se qualche volta potrà sembrarvi utile seguirlo per qualcosa che vi promette, prima o poi si rivelerà non all’altezza del problema o magari sarà lui stesso il problema.

Messaggio agli amministratori di codeste pagine

LA LEGGE NON AMMETTE IGNORANZA.

Fortunatamente già qualcuno (assennato) vi ha avvisato di quanto possa essere pericoloso pubblicare link a siti pedopornografici.

Ma anche accuse diffamatorie nei confronti di altre persone, desunte da “comportamenti” particolari.

Ci riferiamo anche alla pubblicazione (e condivisione) di filmati “ad hoc” o di telefonate fatte a istituzioni senza aver avvisato l’interlocutore di quanto si stava facendo (e lo scopo di tali registrazioni).

Il codice penale è molto chiaro, leggetevelo.

Facebook non è un luogo per “processi sommari” e sentenze personali. Utilizzate le sedi più appropriate per muovere qualunque tipo di accusa più o meno fondata. E’ nel vostro interesse, oltre che in quello degli altri utenti.

Della serie, “il più pulito c’ha la rogna…”.

Ma chi siamo noi per dirvi che questo è giusto e quest’altro è sbagliato?

Grazie dell’attenzione.

SeeYouSoon

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