Professione: disturbatore dei selfie
Ci mancavano gli «incursori» dell’autoritratto, pronti a irrompere nell’inquadratura altrui, un istante prima del clic. Che cosa non si fa per 15 minuti di celebrità, verrebbe da dire. Oppure: l’ennesima pubblicità virale sull’onda dei social. Né l’una, né l’altra: #Disturbaselfie (in pochi giorni, quasi 600 mi piace sulla pagina Facebook) nasce dal caso, trovata spontanea dall’inconsapevole sapore dadaista. I provocatori? Federico P. – 20 anni, di Bruzzano – e Pierluigi G., 19enne di Niguarda. Goliardico duetto che, il sabato pomeriggio, si diverte a insinuarsi tra i moltissimi – milanesi e turisti – in posa in piazza Duomo.
«Tutto è nato questa estate al chiringuito di piazza Gae Aulenti – racconta Federico – . Un gruppo di ragazze scattava selfie col telefonino, cercavamo un pretesto per conoscerle, così ci abbiamo provato…». Ha funzionato? «Non proprio, ma l’idea ci è sembrata divertente. Il giorno dopo, avevamo già stampato le magliette con l’ hashtag ». La tecnica per cogliere di sorpresa i narcisi della fotocamera? «Arriviamo di soppiatto – rivela Pierluigi – ed è questione di secondi: se quando appariamo sullo schermo non ci tirano un pugno in faccia, allora è fatta». Per ora nessun incidente, tutt’altro: c’è chi, incuriosito, chiede loro una foto. «Ma rifiutiamo – assicura Federico, purista dell’invasione di campo (visivo) – . Concordato non avrebbe più senso, che blitz sarebbe?».
Se #Disturbaselfie non è altro che un passatempo, alternativo allo struscio e alle chiacchiere da muretto, gli ideatori sperano che serva comunque a ottenere un pizzico di notorietà: non fine a sé stessa, ma per diffondere il proprio talento musicale. Rapper entrambi, Surya (Federico) ed Ergo (Pierluigi) sognano di poter lavorare con rime, basi e improvvisazione. «La più importante», uno dei loro brani su YouTube, è a un passo dal raggiungere le 50 mila visualizzazioni.
«Dopo che la mia crew (gruppo), i TrePuntoZero, si è sciolta – racconta Federico, alias Surya – io ed Ergo ci siamo risentiti e vogliamo tornare a fare serate».
Chissà che, a forza di disturbare, anche qualche discografico non si accorga di loro. (fonte)