Arriva FORGET, il tasto che cancella tutto su Firefox

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La volpe del web raggiunge dieci anni e si rinnova con un occhio alla privacy. Firefox il 9 novembre ha raggiunto il decimo genetliaco ma la festa è stata spostata ad oggi quando finalmente possiamo scaricare la trentottesima versione del terzo browser più usato in Rete. Il campione della navigazione rimane Internet Explorer con una fetta di mercato del 58,49 per cento, seguito da Google Chrome al 21,15% e dalla volpe che al momento è al 13,91%. Come ci racconta il vicepresidente di Firefox, Johnathan Nightingale, l’arma su cui si punta per recuperare utenti preziosi è soprattutto la privacy. «Abbiamo investito molto sulla protezione dei dati», afferma Nightingale, «Non parlo però di controlli governativi o della privacy globale ma di quella che le persone sentono su se stesse quando condividono il computer con la moglie, il coinquilino o i familiari».

Privacy e strumenti alternativi

La soluzione per tenere alla larga gli occhi indiscreti si chiama Forget, in italiano Dimentica, un tasto che consente di cancellare cookie, cronologia e le schede aperte in un click. Volendo possiamo anche impostare un timer che cancella i contenuti visualizzati negli ultimi cinque minuti, nelle ultime due ore o nelle ultime ventiquattro ore. «Oggi ci sono strumenti per cancellare tutto ma nessuno capisce davvero come funzionano», chiarisce Nightingale che nel nuovo Firefox ha inserito anche un tour interattivo alla scoperta della privacy e della sua protezione. Basta aprire il browser da PC, Mac o Android per avere informazioni passo passo circa le informazioni che vengono condivise quando navighiamo, come controllarle, arginarne la diffusione e, soprattutto, cancellarle. Sempre in tema di anonimato ecco arrivare anche DuckDuckGo, il motore di ricerca “buono” che promette di non tracciare le ricerche degli utenti. Sarà incluso di default nella barra di ricerca insieme ai classici Google, Yahoo! e Bing.

L’open source è vivo

Johnathan Nightingale e Firefox però sono utili anche per tastare il polso del web. Noi siamo abituati a dare la Rete per scontata, come un’entità inattaccabile ed eterna ma non è così. Da qualche anno si parla di morte del web e il principale indiziato sono le app. Le applicazioni di smartphone e tablet infatti pescano informazioni dalla Rete ma non le restituiscono nulla, non ci fanno accedere direttamente al web e ne filtrano i contenuti secondo il volere di chi le ha sviluppate e della piattaforma su cui risiedono. Qui Nightingale affonda il dito nella piaga. «Apple e Google sono molto aggressive nel chiudere gli utenti nei loro sistemi, nel trattenere le loro informazioni e portare gli sviluppatori nel loro ecosistema. Noi invece vogliamo ricordare alle persone la potenza del web aperto».

Non a caso Firefox è open source, completamente modificabile. Secondo Nightingale però la posizione oligopolistica di Apple e Google è momentanea e chi parla di morte del web ha una visione limitata. «È vero che i telefoni si muovono in ecosistemi chiusi, dove qualcun altro sceglie le applicazioni, ma questi [Apple e Google] sono colossi momentanei perché vanno contro gli interessi degli utenti», spiega, «Non credo che le persone vogliano stare all’interno di questi recinti e pagare la stessa applicazione e due volte per averla sul loro tablet Android e sul cellulare iOS». In poche parole largo ai browser che da semplici porte d’accesso al web stanno diventando molto di più. Si possono vedere film e giocare a videogame 3D senza scaricare nulla, basta la connessione.

Non a caso il nuovo Firefox potrà inviare video dai telefoni Android al televisore con una connessione diretta o passando da Chromecast e Roku. Nel panorama della comunicazione integrata ecco arrivare anche Hello, chat audio-video che sta dentro il browser e tenta l’affondo contro Skype. «Il web sta diventando il luogo in cui si sviluppano le applicazioni», fa notare Nightingale, «ed è facile immaginare anche editing di foto e video online nei prossimi mesi». Proprio per questo oggi esce anche Firefox DevEdition, il browser dedicato agli sviluppatori che consente di eseguire il debug su tutti i dispositivi. Basta aprirlo per testare il funzionamento della propria applicazione su tutti gli altri browser, per vedere se gira correttamente su Explorer, Chrome e Safari ma anche nei browser di Android e iOS. L’idea è di dare una mano a chi si rifiuta di creare app chiuse e preferisce creare applicazioni per quella di tutti e di nessuno che è il web.

Non a caso Firefox rende disponibile il suo codice sorgente a chiunque voglia modificarlo. Sono i cosiddetti fork, versioni personalizzate di un software realizzate per rispondere ad esigenze precise. La volpe di fuoco per esempio ha dato vita a decine di altri browser come Tor, che consente di navigare in pieno anonimato, sfuggendo spesso anche agli occhi governativi e saltando le barriere imposte dai governi. «Uno dei modi per battere i colossi è avere una comunità enorme che sviluppa e modifica i nostri prodotti», afferma Nightingale, «Le persone trovano i bug che noi poi risolviamo e i fork ci danno nuove idee. Tor, per esempio, è una sperimentazione utile per studiare la difesa della privacy». E l’open source va avanti anche dopo dieci, sudatissimi, anni. (fonte)

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