Usare i Social media per comunicare emergenze

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I social media come Facebook e Twitter stanno cambiando la comunicazione nelle emergenze: che si tratti di un uragano, un terremoto o un attacco terroristico, spesso sono l’unico canale di comunicazione che sopravvive, e il primo a ripartire.

Lo ha verificato l’università Ben-Gurion del Negev, come si legge sull’International Journal of Information Management.

La prima indicazione di un numero di emergenza nel mondo è avvenuta infatti su Twitter, così come i primi post su due attacchi terroristici nel 2013, quello delle bombe alla maratona di Boston e l’attacco al Westgate mall di Nairobi. ”Negli ultimi sei anni – spiega Tomer Simon, uno dei ricercatori – i social media hanno acquisito un ruolo crescente come principale canale di comunicazione nelle situazioni di emergenza”. Offrono la possibilità di interagire e coinvolgere le persone nei casi di emergenza dando le informazioni rilevanti e radunando quelle pubblicate. Il pubblico è il primo ad adottare i social media in modo innovativo a seconda dei bisogni, tanto che sono stati identificati 4 nuovi tipi di utenti nei disastri: gli innovatori, che migliorano e aggiustano i social media per speciali circostanze; i reattivi, che cercano di rispondere e assistere la popolazione colpita servendosi di Facebook e Twitter per la prima volta; i preparati, che usano regolarmente i social media e aumentano durante i disastri; i proattivi, utenti o organizzazioni di emergenza che usano i social media per promuovere la preparazione durante la routine e nelle emergenze li usano a proprio vantaggio.

”Indipendentemente dal tipo di emergenza – continua – le infrastrutture di comunicazione possono essere sovraccaricate e collassare per via delle tante persone che cercano di avere accesso alle informazioni. In un’emergenza il pubblico è esposto ad una grande quantità di dati, con il rischio di disinformazione. Gli utenti però sono abbastanza veloci a correggere quelle errate, il che rende i social media ‘auto-regolanti”’. (ANSA)

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