Il controllo degli oggetti con la mente è diventato realtà

Nel mondo, ci sono 3 milioni di persone completamente paralizzate, impossibilitate a muoversi e a comunicare anche in modo elementare con i propri cari a causa di malattie come la Sla, la sclerosi multipla o varie forme di lesioni. Una condizione difficilissima che una tecnologia all’avanguardia come Brain Control, sviluppata dalla startup italiana Liquidweb, è in grado di alleviare, consentendo alle persone paralizzate di ricominciare a comunicare e anche di muoversi in autonomia su una carrozzina. La cosa stupefacente è che Brain Control consente di fare tutto ciò usando solo la mente.

“Abbiamo ricevuto da qualche mese la certificazione medica e la nostra tecnologia è già in uso in cinque Asl, due ospedali in Italia e uno in Germania”, spiega a La Stampa Pasquale Fedele, CEO di Liquidweb, presente a Milano in occasione del Wired Next Fest. “Brain Control è fondamentalmente un caschetto in grado di intercettare e leggere l’attività elettrica che i neuroni generano interagendo tra di loro. In questo modo, quando un paziente pensa di muovere la carrozzina in avanti, o di rispondere positivamente o negativamente a una domanda usando come tramite un tablet, il nostro software individua l’attività neuronale in tempo reale e produce l’azione pensata”.

Alla base di questa interfaccia computer-cervello c’è l’intelligenza artificiale: un algoritmo impara infatti a decodificare l’attività dei neuroni e a interpretare correttamente i segnali inviati dal paziente. Nel momento in cui una persona focalizza il suo pensiero sul movimento – in avanti, indietro, a destra o a sinistra – Brain Control si trasforma in una sorta di joystick mentale, consentendo di controllare un dispositivo per la comunicazione o una sedia a rotelle (ma anche di pilotare un drone ) usando solo la mente. “Per imparare a utilizzarlo è necessaria una fase di addestramento di circa 40 minuti, che non è niente per una persona paralizzata magari da molti anni”, prosegue Pasquale Fedele. “Ovviamente, è una tecnologia che ha ancora dei limiti: per esempio, non è possibile muoversi mentre si cerca di comandare un oggetto con la mente, perché il nostro spostamento interferisce con i comandi; ma sono limiti che supereremo”.

Nel futuro, le applicazioni di Brain Control si estenderanno molto oltre: “Per quanto riguarda l’ambito medico, i nostri sogni sono principalmente due: creare esoscheletri controllabili con il cervello, che consentano ai pazienti di ricominciare davvero a muoversi in autonomia, oppure robot dotati di speaker e telecamere che diventino una sorta di avatar della persona immobilizzata, dandogli la possibilità di spostare il suo alter-ego robotico e di interagire con i familiari che si trovano in un altro posto.

Le potenzialità di Brain Control vanno però ben al di là dell’ambito medico: “Stiamo già lavorando nel settore automotive e in quello dei robot industriali per chi opera in condizioni di rischio. Nel giro di qualche anno, inoltre, riusciremo a controllare con la mente la miriade di oggetti connessi alla Internet of Things che ci circonderanno”.

Nonostante la possibilità di manovrare robot con la mente sia quella più ricca di fascino (e l’unica utilizzabile da persone completamente paralizzate), ci sono anche altre possibilità: “Noi possiamo trattare allo stesso modo tutti i tipi di biofeedback”, prosegue Fedele. “Potremo manovrare oggetti a distanza con la voce, con i gesti e in altri modi ancora. Alternative che, tra l’altro, ci permettono di aggirare le complicazioni del controllo mentale, che è quello più complicato e maggiormente soggetto a interferenze”.

Il settore delle interfacce mente-computer è uno dei più promettenti nel campo delle tecnologie mediche, tanto da aver attirato l’attenzione anche di personalità del calibro di Elon Musk, che ha da poco fondato Neuralink. Ci sarà ancora spazio per una startup italiana con la discesa in campo dei colossi della Silicon Valley? “Neuralink sta lavorando a dei sensori impiantabili direttamente nel cervello”, conclude Fedele. “Sicuramente il futuro sarà quello, ma ci vorranno ancora almeno 10/15 anni per sviluppare una tecnologia del genere”.

Un tempo sufficiente affinché Brain Control continui a espandersi e ad ampliare il suo raggio d’azione: “Ma non c’è dubbio che a un certo punto dovremo trovare partner più grandi o magari, chissà, venire acquistati direttamente da Elon Musk”. (fonte)

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