Sedotte e truffate su Facebook, GdF arresta dieci falsi «principi azzurri»

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Facebook era il loro terreno di caccia preferito, lo strumento attraverso il quale entrare in contatto con donne sole – italiane e straniere – per poi spillare loro decine di migliaia di euro. La Guardia di Finanza di Torino ha smantellato la gang delle truffe dei principi azzurri: dieci gli arresti – nove in carcere e uno ai domiciliari – eseguiti su disposizione del pm torinese Roberto Furlan nei confronti di altrettante persone, in prevalenza nigeriane, specializzate nelle truffe online. In Italia, ma anche in Stati Uniti, Spagna, Germania, Cina, Belgio e Regno Unito, con un giro d’affari di oltre 2,5 milioni di euro. Il blitz questa mattina in Piemonte, Lombardia, Campania e Veneto. Ben 32 le perquisizioni, che hanno impegnato oltre 130 militari del Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo piemontese e altri reparti del corpo.

Degli arrestati otto sono nigeriani, due italiani. I nomi di questi ultimi erano comparsi anche nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del consigliere comunale torinese Alberto Musy: si erano affidati a un sedicente avvocato, già in carcere per reati fallimentari, in contatto con il gruppo guidato da Francesco Furchì (condannato all’ergastolo per il delitto) nel tentativo di scalata alla società ferroviaria Arenaways. In tutto sono venti gli indagati nell’ambito dell’operazione, che è stata condotta in collaborazione con Europol e Fbi. La tecnica era sempre la stessa: i malviventi si fingevano affermati e affascinanti professionisti, caratteristiche perfette per fare innamorare le donne sole adescate sul social network. Linguaggio forbito e modi di fare cortesi, dopo i primi contatti attraverso la chat del social network, le conversazioni si spostavano su Skype.

L’amore non era però lo scopo dei truffatori, ma quello di corteggiare le malcapitate di turno per conquistare la loro fiducia. E poi, con la scusa di una malattia improvvisa o di un inaspettato guaio finanziario, spillare loro soldi. Il finto principe azzurro non li chiedeva, ma faceva in modo di farsi offrire per poi suggerire di spedirli tramite money transfer. La stessa organizzazione si intrometteva anche nella corrispondenza commerciale di alcune aziende, fornendo coordinate bancarie alterate in modo che il denaro venisse dirottato sui propri conti. La specialità della gang era però quella delle truffe sentimentali, sempre più diffuse nell’ultimo periodo. (fonte)

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