Il mio gatto è un hacker a caccia di wi-fi

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DOPO Anonymous e lo scandalo NSA, la nuova minaccia alla vostra privacy digitale potrebbe arrivare da un innocente gattino. Uno di quelli tenerissimi che si vedono in innumerevoli filmati sul web. Un siamese, per la precisione, in grado di intrufolarsi nella vostra rete wireless. L’idea, tanto assurda da poter sembrare uno scherzo, è di un esperto di sicurezza americano, Gene Bransfield, ed è nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della protezione della propria rete domestica. Si chiama WarKitteh ed è un micio che, mentre va in giro per la città, segnala al suo padrone quali sono le reti più deboli e facili da violare.

“Un animale da molto meno nell’occhio e può coprire un territorio molto ampio in poco tempo. Rimarreste stupiti da quante persone hanno in casa un router non protetto, con reti semplicissime da hackerare”, racconta Bransfield davanti a una platea di esperti e addetti ai lavori durante l’ultima Def Con, fiera dedicata all’hacking e alla sicurezza delle reti che si tiene ogni anno a Las Vegas. “In media, tre reti wireless su dieci sono senza password o con sistemi di protezione bassissimi”, spiega Bransfield.

Il progetto WarKitteh consiste in un collare per gatti dotato di sensore GPS e di un sistema in grado di analizzare sicurezza e livello di protezione delle reti wi-fi. I risultati vengono inviati a un computer o uno smartphone. Inizialmente, Bransfield aveva provato a realizzare un cappottino per animali con dentro un cellulare modificato per lo scopo, ma il micio non gradiva e non faceva altro che rotolarsi per terra per liberarsi dell’ingombrante fardello. Qualche mese dopo, il tecnico americano comincia a lavorare sull’idea del collare: “Era l’unico modo per convincere il gatto a collaborare. Ho usato solo componenti facilmente reperibili su internet o in un negozio di elettronica, chiunque potrebbe farlo”, racconta. Il collare viene messo a punto lo scorso novembre: il tester è una gattina siamese, Coco. Mentre Coco andava a spasso nei giardini delle case dei vicini, a sua insaputa spiava e raccoglieva dati. Per quanto l’idea possa sembrare ridicola, i risultati fanno riflettere: delle 23 connessioni wireless scovate dal micio nella prima sessione, quattro non erano protette da alcuna password, e altrettante utilizzavano lo standard di sicurezza WEP, molto più facile da decifrare rispetto al più diffuso standard WPA-2 (quello usato dalla maggior parte dei router in commercio).

“Noi dell’industria non siamo abbastanza bravi a comunicare alla gente quali rischi corrono se utilizzano reti wireless scarsamente protette. Dobbiamo essere noi i primi a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo argomento”, prosegue Bransfield. Insomma, il progetto WarKitteh non è altro che una provocazione, un modo senza dubbio originale per dimostrare quanto la gente non stia attenta a certi dettagli. Diverso invece era l’obiettivo del precedente progetto del signor Bransfield, Service Denial Dog, un cane che portava in groppa un dispositivo capace di spegnere le tv a distanza. Bransfield lo ha usato durante i mondiali di calcio in Brasile, per andare in giro e spegnere le televisioni dei vicini durante le partite. “Ma quella era semplicemente uno scherzo, niente di più”, conferma Bransfield a Las Vegas. “Non l’ho mai usato durante le partite degli Stati Uniti, era troppo pericoloso”. Siamo abituati ad animali in grado di compiere qualsiasi impresa: salvare le persone, proteggere la nostra sicurezza, persino odorare le mine nei campi minati, ma un cane che spegne le tv a tradimento ci mancava.

Negli Stati Uniti, intanto, l’esperimento di Gene Bransfield ha fatto scalpore: sia per la sua originalità, sia per i risultati ottenuti. “Si parla tanto di privacy, di proteggere le nostre vite sul web, ci si inorridisce di scandali come quello della NSA. Poi, però, non si ha l’accortezza di usare le protezioni minime per le nostre reti domestiche”, conclude Bransfield. Per il futuro, il tecnico americano è al lavoro su un sistema ancora più piccolo e leggero, pensato per essere montato sul dorso di un uccello. Insomma, se per caso vedete un piccione poggiarsi sul vostro davanzale, meglio mandarlo via. Non si sa mai. (fonte)

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