Facebook vuole che alcuni profili diventino pagine

PROFILI-PAGINE

Prima l’avvertimento, poi la chiusura immediata. Sta succedendo a diversi “profili” Facebook di aziende e associazioni del territorio che il gigante di Mountain View ha messo a tacere nei giorni scorsi. La segnalazione a Facebook è arrivata da alcuni informatori presenti sul territorio, che si presentano come consulenti ed esperti, vendendo corsi di formazione alle imprese.

“Violano le nostre condizioni contrattuali”, la giustificazione addotta dalla sede italiana di Zuckerberg, ma la realtà potrebbe essere più sottile. Negli ultimi mesi, infatti, il popolare social network ha stretto le maglie per chi vuole pubblicizzare gratis i propri contenuti.

Qui si entra nel tecnico. Se non sei una persona fisica (per cui un’impresa, ma anche un’associazione o una Onlus) non puoi più avere “amici” su Facebook, ma “fan”. Qual è la differenza? Il prezzo. Sintetizzando: gli amici ricevono automaticamente le tue notizie, mentre i fan sono tenuti all’oscuro di quello che accade, tranne una piccolissima percentuale (anche meno del 2-3%). Se questi pochi fortunati cliccano “mi piace” Facebook fa partire la “viralizzazione”. Altrimenti occorre mettere mano al portafogli.

E la libertà di informazione? Non è contemplata nel vocabolario dei nuovi profeti di Internet, se non a pagamento. Quando qualche associazione si è ribellata a questo sistema e ha provato a tornare al vecchio sistema degli “amici” Facebook ha detto stop.

Con decisione e sempre con il sorriso sulle labbra, come si addice allo stile californiano delle nuove multinazionali del web. Qualcuno si è stupito che le “denunce” siano partite proprio da chi vende corsi di formazione per imparare a usare meglio Facebook, ma è tutto regolare. Almeno sulla carta: nelle animate discussioni sul social si fa notare che Facebook non si può ergere a paladino delle regole.

Nel 2012 – riporta l’Ansa – Facebook ha pagato appena 132mila euro di imposte in Italia, sfruttando i buchi nel fisco italiano. (fonte)

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