Ricerche, Google vuole cambiare il colore dei link

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Quello che sta valutando di adottare Google all’interno del suo motore di ricerca è un cambiamento che non passerà inosservato. Da ieri l’azienda di Mountain View sta presentando a un ristretto numero di utenti alcune pagine in cui i link sono in nero anziché nel classico blu. L’operazione è uno dei tanti test che Google effettua periodicamente per migliorare i propri servizi, motivo per cui la società non ha fornito informazioni sulle motivazioni che possono averla spinta a sperimentare soluzioni alternative per un aspetto tanto del web tanto ben codificato.

La motivazione economica è tra quelle più probabili. Una lieve variazione nella tonalità di blu in passato aveva dato come risultato link meno fastidiosi per gli occhi e più invitanti per il puntatore del mouse: un’inezia, che però per una società i cui guadagni si basano anche sui clic è stata quantificata in 200 milioni di dollari di ricavi in più all’anno. Passare dal blu al nero però rappresenta un cambiamento più drastico, la cui possibilità sta già attirando le critiche non solo degli utenti coinvolti nel test, ma anche di quelli che ne sono venuti a conoscenza indirettamente.

La consuetudine di rappresentare in blu i collegamenti non è solo funzionale, ma anche vecchia quasi quanto il web stesso: ai tempi della sua invenzione i contenuti che vi circolavano erano per lo più testuali, e il browser più in voga li visualizzava con caratteri neri su sfondo grigio; tra le 14 rimanenti gradazioni di colore disponibili allora, l’unica in grado di mettere in risalto i link senza infastidire troppo i lettori era il blu elettrico. Così venne scelto questo colore, che col tempo è diventato prima una consuetudine e poi un pezzo della grammatica del www.

Google è pur sempre un soggetto singolo; anche se dovesse optare per il cambio cromatico nella pagina dei risultati (e in Google Docs, dove si sono visti altri esperimenti), il resto della Rete potrebbe continuare ad adottare il blu. D’altro canto però è inutile negare l’influenza sugli altri soggetti che Mountain View è capace di esercitare: il suo motore di ricerca resta la porta d’accesso attraverso la quale gran parte degli internauti (da noi circa il 95%) accede ai contenuti online — se Google e Android iniziassero a visualizzare i link in nero inizieremmo in poco tempo a considerarlo la norma. (fonte)

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