Minorenni adescati sui social grazie a profili falsi

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Da una parte ci sono i ragazzi che raccontano di essere stati adescati da profili falsi di adulti sul web. E ci sono insegnanti che denunciano il disagio di alcuni studenti, scoperto grazie agli sos lanciati dai genitori, che vengono presi in giro pesantemente nei gruppi di whatsapp dai coetanei. La punta dell’icecerg emersa ieri durante l’incontro all’istituto comprensivo Pier della Francesca dal titolo Internet@minori@adulti realizzato da Corecom Toscana.

Cosa si rischia a postare una foto su Facebook? Come ci si difende dall’adescamento di un profilo avatar inesistente? Il web è lo strumento che utilizziamo quotidianamente e che stiamo imparando a conoscere più approfonditamente. Ma internet può anche celare insidie ai danni di ignari navigatori che, magari ancora inesperti, lo utilizzano senza attenzione. Tanto che sono stati istituiti anche reati informatici con disposizioni in tema di frode informatica, accesso abusivo al sistema, pedopornografia online e illecita intercettazione di dati.

E c’è l’universo dei minori. Ieri è stato distribuito il vademecum Internet@minori@adulti ad Arezzo come già in molte scuole toscane. Lo ha fatto Corecom all’istituto comprensivo Pier della Francesca per lo step aretino del progetto. Insieme al presidente del Corecom Sandro Vannini, Michela Manetti e Andrea Frosini, docenti dell’Università di Siena, hanno partecipato alla realizzazione del progetto da cui è nato l’omonimo vademecum rivolto ai ragazzi ma anche a genitori e docenti. Scopo offrire strumenti per prevenire le “insidie del web”.

La fascia dei ragazzi più a rischio? Quella dei teenager, tra le medie inferiori e il biennio superiore. All’interno del vademecum notizie importanti su programmi per avere una navigazione protetta, reati di grooming e incontri al buio, cyberbullismo e tutti i metodi per impostare la privacy su social network e scovare avatar e profili falsi, oltre alle responsabilità penali dei reati.

«Tutti i ragazzi sono dotati di smartphone e tablet – dice la vice preside del liceo Pier della Francesca – i problemi più comuni sono i gruppi di whatsapp che poi i ragazzi usano anche per cose positive come i compiti, ma che possono diventare strumento per insultarsi. Abbiamo avuto casi di genitori che poi ci hanno contattato proprio per questo. Possiamo intervenire come educatori facendo attività di gruppo in classe».

Ma non tutto viene a galla a scuola, con l’incontro di ieri i ragazzi hanno parlato anche di adulti che con profili falsi hanno cercato di contattarli. «E’ quello che in diversi hanno scritto su un libro anonimo delle sensazioni – dice Sandro Vannini – fatto girare ieri tra i ragazzi: l’obiettivo è capire se ci sono denunce di adescamento online.

Di recente c’è stato un fatto di cronaca sulle immagini trovate dalla polizia postale. Dal 29 ottobre parte un centro di formazione per insegnati toscani a Firenze per capire i rischi e tutelare i ragazzi». (fonte)

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