Windows 10, ancora guai legali per Microsoft con l’aggiornamento

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Domani, 29 luglio, terminerà il periodo di validità dell’offerta con la quale Microsoft offre la possibilità agli utenti Windows 8/8.1 e 7 di effettuare l’aggiornamento gratuito a Windows 10. Un periodo di 12 mesi iniziato il 29 luglio 2015, in concomitanza con l’arrivo della prima versione stabile del più recente OS della casa di Redmond.

12 mesi in cui l’azienda ha cercato di promuovere il passaggio alla nuova major release, attivando una campagna di marketing aggressiva e controversa proprio per tale carattere. Le pratiche adottate da Microsoft per incentivare la diffusione del sistema operativo tornano sotto i riflettori dopo la diffusione della notizia di due (ulteriori) procedure legali avviate nei confronti della casa di Redmond.

Si tratta di due giudizi distinti, come riporta il Seattle Times, uno attivato negli Stati Uniti e uno nello Stato di Israele. Tre uomini in Florida hanno citato in giudizio Microsoft presso la Corte Distrettuale della Florida venerdì scorso, affermando che gli avvisi inviati in automatico per effettuare l’aggiornamento gratuito a Windows 10 violano la normativa che disciplina l’invio di pubblicità elettronica non richiesta. Secondo i ricorrenti, Microsoft avrebbe inoltre violato la normativa della FTC (Federal Trade Commission) sulle pratiche ingannevoli e sleali.

Nel mese di giugno, inoltre, Microsoft è stata citata in giudizio presso il Tribunale distrettuale di Haifa. In tale procedura, che potrebbe trasformarsi in una vera e propria class action, oggetto del contendere è l’installazione di Windows 10 senza il consenso dell’utente, in violazione della normativa israeliana che regola il settore informatico.

Microsoft ritiene che, in entrambi i casi, si tratti di richieste prive di fondamento ed è certa di riuscire a far valere le sue ragioni nell’aula di Tribunale, come conferma un portavoce dell’azienda. Vi è da dire che i due nuovi casi giudiziari si sommano ad un precedente in cui Microsoft, per richieste in parte analoghe, ha scelto di non presentare ricorso, preferendo chiudere la vicenda con un risarcimento del danno.

Si ricorda, nello specifico, il giudizio avviato da Teri Goldstein ”vittima” di un aggiornamento automatico a Windows 10, tra l’altro non andato a buon fine. La sentenza di primo grado, non appellata da Microsoft, si è conclusa con l’obbligo di risarcire la Goldstein con 10.000 dollari. Non è da escludere che casi analoghi potrebbero rappresentare precedenti posti a fondamento di ulteriori procedure giudiziarie. Vero è che, terminato il periodo di validità dell’offerta di aggiornamento gratuito a Windows 10 (e preso atto della sua parziale efficacia nell’espandere la base installata), ci saranno, verosimilmente, meno occasioni e minori ragioni per continuare a portare avanti le controverse pratiche. (fonte)

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