Il problema dei video ”rubati” da Youtube e pubblicati su Facebook

mark-zuckerberg

Facebook non gioca con le stesse regole di Youtube: al momento chi guadagna dal ‘furto’ dei video è solo il social network. Per questo un numero sempre maggiore di autori denuncia le violazioni dei diritti d’autore, e l’azienda è al lavoro per trovare soluzioni. Ma intanto…

Prima della telepatia e dei raggi laser, si è detto che erano belli i video, ‘sono il futuro’, ‘bisogna puntare tutto sui video’. E cosa succede se vengono ‘rubati’? Sono in molti a chiederselo, e a portare la questione all’attenzione di Facebook, la cui strategia negli ultimi mesi è andata proprio in questa direzione: privilegiare i contenuti video su tutto il resto, al punto di riuscire nel sorpasso su YouTube.

Su Mashable si lancia l’allarme, dando voce  più personalità in vista, come Destin Sandlin, che cura la serie “Smarter Every Day”, roba da 2,8 milioni di fan su YouTube. I suoi video vengono continuamente caricati su Facebook senza il suo consenso.

Così molti video di canali famosissimi, anche italiani. E la questione non può essere considerata come un problema marginale, visto l’investimento che gli editori e i loro marketing stanno facendo nel settore.

Facebook è cosciente del problema, e ricorda che il sistema è strutturato per prevenire l’upload di materiale non autorizzato e per consentire agli autori di denunciare le pratiche illegali.  Non sempre però gli strumenti riescono a reagire prontamente alle richieste (diremmo quasi mai, e nemmeno in quel caso tempestivamente).

Man mano che i video crescono su Facebook, cerchiamo nuove soluzioni concrete per aiutare a gestire violazioni, e che siano tarate sulla nostra piattaforma” ha risposto un portavoce di Facebook.

La situazione è ancora work in progress, ed è chiaro che il sistema attuale di denuncia/rimozione debba trovare nuovi modi per potenziare la strategia contro furti e violazioni del diritto d’autore.

Nel frattempo chi ci guadagna dalla pubblicazione dei video è sempre e solo Facebook, e non divide con nessuno il guadagno pubblicitario che consegue alla pratica illegale della violazione di copyright. Tutto giusto?

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