Guadagnare pubblicando post nei social network?

GUADAGNARE-POST

Bubblews vuole rivoluzionare il mondo dei social network pagando gli utenti che condividono i contenuti online.

La piattaforma, dopo una fase beta iniziata nel settembre 2012 e durata quasi due anni, è stata lanciata ufficialmente da qualche tempo.  Attualmente, stando alle dichiarazioni di Arvin Dixit, amministratore delegato e fondatore di Bubblews con Jason Zuccari, che ha assunto la carica di presidente, il sito ha superato 200.000 iscritti, registrando 20 milioni di visitatori mensili di 240 diversi paesi. Sono dati incoraggianti in un mondo dominato da colossi pigliatutto come Facebook e Twitter.

Il modello su cui basa Bubblews potrebbe, però, scuotere l’universo dei social network. “La nostra è una nuova prospettiva” – sottolinea il 26enne Dixit che punta a distribuire una quota, anche minima, di introiti pubblicitari a favore di chi contribuisce ad attrarre traffico e inserzionisti con propri contenuti. “Crediamo – aggiunge – che ogni persona dovrebbe essere remunerata per l’attività svolta”.

Guadagnare un po’ per uno

Bubblews non rinuncia al business ma intende anche garantire che chiunque utilizzi la piattaforma riceva almeno una piccola parte dei proventi della pubblicità. Bubblews riconosce un piccolo importo per ogni like, view o commento relativi ai post pubblicati sul sito. Post che, accompagnati da una immagine e corredati da un segno + con funzione di hashtag, prendono il nome di “bubble”, potendo avere una lunghezza massima di 400 caratteri.

Le somme, via via accumulate, vengono successivamente trasferiti all’utente attraverso PayPal, solo dopo aver raggiunto un credito minimo di 50 dollari. Le cifre devolute sono, chiaramente, modeste e questa attività non consente di diventare un vero lavoro. L’impatto sul singolo, comunque, può cambiare da paese a paese. Jason Zuccari cita, ad esempio, il caso di una donna filippina che, grazie ai pagamenti di Bubblews, è riuscita a guadagnare e ad acquistare un bene, per la sua famiglia essenziale, come il frigorifero.

Anche Bonzo Me, peraltro, ha adottato la stessa filosofia. “Mi sento come tutti quelli che sui social network sono stati sfruttati troppo a lungo” – sostiene Michael Nusbaum, un chirurgo del New Jersey che ha realizzato questa app disponibile gratuitamente su web e dispositivi iOS e Android.

“Facebook ha guadagnato molti soldi, eppure le persone che creano contenuti non ottengono niente”. Bonzo Me, al contrario, paga ai suoi utenti anche fino all’80% dei suoi ricavi pubblicitari, generati, per lo più, da foto e video inseriti o condivisi con altre persone.

Secondo l’analista Rob Enderle non è irragionevole pensare che questa impostazione, con la stessa formula o con un’altra simile, prenda piede. “L’idea che gli utenti continuino a partecipare attivamente ai social media a titolo gratuito con la sola gratificazione di essere riconosciuti come esperti contrasta con l’esigenza di avere un compenso per le spese da sostenere e, nel tempo, i siti che condividono i profitti dovrebbero essere favoriti rispetto a quelli che non lo fanno”. Il modello di Bubblews, potrebbe, quindi, avere un riscontro più ampio e decollare.

Nel frattempo, i social network tradizionali incrementano fatturato e vendite. Per Twitter, eMarketer prevede nel 2014 una crescita dei ricavi pubblicitari di oltre 1 miliardo di dollari mentre Facebook, nel giro di un anno, ha raddoppiato l’utile registrando incassi da pubblicità record con Mark Zuckerberg, secondo i pronostici di Bloomberg, destinato a diventare il numero uno della classifica degli uomini più ricchi del mondo. (fonte)

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