Chi sono gli Haters, ”quelli che odiano” su Facebook

C’è un Facebook che odia, un lato oscuro del sito blu. È un sottobosco dove si aggregano haters e troll in un’orgia subumana di razzismo e misoginia. Utenti che superano di gran lunga l’idiozia di Napalm 51, il personaggio inventato da Maurizio Crozza che passa le sue giornate a insultare politici e vip lamentandosi delle condizioni in cui vive, senza aver mai mosso un dito per cambiare le proprie condizioni. Qui parliamo di ragazzi e uomini, soprattutto ma non solo, che hanno trasformato il web in una fogna dove vomitare i propri istinti peggiori. Sono in decine di migliaia e si ritrovano in questa sistema solare parallelo dove i gruppi ruotano attorno a una sola stella, l’odio gratuito. Verso le minoranze “tutte da bruciare”, le donne “cagne da stuprare”, i migranti “da affondare assieme ai loro barconi”. La disumanità è una regola, l’odio si fa legge, l’istigazione alla violenza è la routine.

L’ultimo esempio di queste stelle polari capovolte viene da Follonica, dove due dipendenti della Lidl – ora indagati per sequestro di persona – hanno bloccato delle nomadi che frugavano tra i cassoni della merce “difettosa”.

Rinchiuse nella gabbia e ‘lucchettate’ con un muletto, sono state schernite nonostante le urla disperate di una delle due, forse ferita a un dito. Il video è finito sul gruppo Welcome to Favelas, una piazza virtuale frequentata da oltre 300mila utenti dove solitamente spopolano foto e filmati trash. In poche ore quella manciata di secondi è diventata virale.

I due dipendenti della Lidl – che si è subito dissociata dall’accaduto – sono diventati “eroi” nei commenti. C’è chi inneggia all’uso della benzina contro le due donne, per alcuni quelle immagini sono “il video dell’anno”. I commenti sono (quasi) tutti dello stesso tenore. Chi si dissocia diventa “perbenista” e viene blastato. È intervenuta anche la politica: il leader della Lega Nord Matteo Salvini sulla sua pagina ha annunciato di stare “dalla parte dei due lavoratori”.

Il punto è che il confine tra humor nero, insulti e reati viene spesso oltrepassato. O addirittura non percepito. Basta passare dai gruppi aperti ai chiusi. Nel buio dei gruppi off-limits ci si lascia andare completamente. È ampia la galassia di comunità dove si esalta l’uso delle droghe e la superiorità razziale.

Ancor più frequentemente l’odio è rivolto verso le donne. Sono decine i gruppi dove bisogna essere accettati, all’interno dei quali vengono postate foto e video di ragazze – tutto a loro insaputa – e i commenti sessisti si sprecano, arrivando a incitare allo stupro. Un fenomeno che nel corso degli anni è migrato dall’Australia all’Europa, fino a sbarcare in Italia.

Il gruppo Cagne in calore è arrivato a contare quasi 20mila iscritti: la misoginia regna sovrana, gli insulti a sfondo sessuale e una vera e propria istigazione alla violenza fioccano anche per un semplice scatto che immortalata una donna mentre prova un paio di scarpe con il tacco. Ecco un campionario di nomi – alcuni ancora rintracciabili – su Facebook: Seghe per Vip porcelle, Seghe su foto di amiche, Fan di stupro di gruppo, Bruciare gli ex per un falò estivo, Commenti per tutte le donne porche e troie (umiliamole).

Pochi giorni fa nel lato oscuro di Facebook è stata creata una pagina nella quale si inneggiava allo stupro di Bebe Vio, l’atleta paralimpica italiana che con il suo sorriso e la sua forza di volontà ha conquistato anche la Casa Bianca (e pure in occasione del selfie con il presidente Obama si beccò centinaia di insulti). La ragazza ha denunciato, il Codacons ha ottenuto la chiusura di quel gruppo ignobile e disgustoso.

Le scimmie urlatrici chiuse in gabbia, come vengono garbatamente definite le due nomadi ‘sequestrate’ al Lidl, sono proprio i commentatori seriali di questa immondizia, segregati in una porzione di web dove la sola regola è sapere odiare più forte degli altri? Un tempo – quando la rete non era mainstream – il trolling viaggiava nell’anonimato ed era un’attività di nicchia. Oggi, tra profili fake e chi ci mette la faccia senza alcuna vergogna, il fenomeno si è ingigantito. Si sta ingrossando l’onda di chi chiede d’aumentare il potere di censura di Facebook al quale fa da contraltare chi è contrario a demandare a un team privato la scelta tra ciò che è giusto o sbagliato. Intanto, la guerra ai troll e agli odiatori seriali prende lentamente, troppo lentamente, una forma. (fonte)

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