Facebook, un software impedirà di postare foto imbarazzanti

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Facebook è più saggio di te, Facebook ti protegge da te stesso, un giorno non molto lontano tu utente dovrai dire grazie alla social media company che ha rivoluzionato il web degli ultimi dieci anni. Mentre si dibatte sulla privacy online, chi vi rinuncia (noi), chi la usa (le aziende), come la si vìola (cookies, azioni di hackers ecc), il social network più popolare decide di diventare più protettivo nei confronti dei suoi iscritti. Facebook sta infatti lavorando a un software che impedirà a noi tutti di fare una cosa molto stupida e potenzialmente dannosa per la vita lavorativa se non per quella personale : postare foto sconvenienti e/o imbarazzanti.

Il programma allo studio combina riconoscimento dell’immagine e l’intelligenza artificiale (si sa che Mark Zuckerberg è molto interessato alla macchina che pensa e sta finanziando generosamente aziende californiane del settore, Google idem). Il programma sarà in grado di distinguere una foto da sobrio da una da ubriaco e prima che tu la posti ti chiederà: «Sei proprio sicuro di volere che il tuo capo o tua madre vedano questa foto?»

Il progetto è stato spiegato da Yann LeCun, capo del laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale di Facebook, a Wired Magazine. Sarà una specie di nostro assistente digitale, una vocina di buonsenso nel flusso di spontaneità che è il nostro agire da utente.

Questo software-segretaria aiuterà a identificare chi ha caricato foto senza il nostro permesso: è questa un’evoluzione del riconoscimento dell’immagine che già l’azienda usa quando permette di taggare altri utenti in modo appropriato.

«Noi usiamo già Artificial Intelligence – spiega LeCun – quando verifichiamo i corretti contenuti per i news feeds». Naturalmente l’evoluzione della tecnologia applicata ai social network e ai contenuti è sempre un terreno scivoloso e lo diventerà sempre di più: «il prossimo passo – spiega LeCun – sarà avere un software che analizza il testo postato e ti suggerisce un hashtag», il che pone problemi di condizionamento del discorso sul web, nel senso che sarà un programma a decidere o comunque a suggerirci parole chiave e di conseguenza a veicolare la discussione. I timori aumentano quando nell’intervista a Wired, il manager di Facebook accenna a un assistente digitale intelligente che «media l’interazione con i tuoi amici», forse non un grande fratello ma un piccolo suggeritore. Non è detto che lasciare la scelta di attivare questi servizi (opt-in) invece che proporli di default metterà a tacere i critici. (an. man.) (fonte)

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