Facebook avvisa, ”Gli asini non volano”

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Facebook sta sperimentando un sistema per avvisare gli utenti del social network quando stanno leggendo qualcosa di satirico, che non corrisponde quindi alla realtà. Davanti ad ogni testo che rappresenta la parodia di una notizia o di un avvenimento, comparirà tra parentesi quadrate la parola «satira». Secondo un portavoce di Facebook, sono stati gli stessi utenti a sollecitare un sistema che permettesse loro di distinguere tra realtà e finzione e che li aiutasse a orientarsi in un mondo nel quale non si raccapezzano più.

L’iniziativa di Facebook conferma l’inarrestabile declino globale di vecchie tecnologie come il buon senso, ma anche il fatto che sul web è ormai sempre più difficile navigare tra vero e falso, e che sta prevalendo una nuova categoria informativa dotata di vita propria e di inesauribili energie: il verosimile. Arwa Mahdawl, in un articolo su «The Guardian» dà la colpa di tutto al fatto che, visto che non siamo ancora molto disposti a pagare per ricevere informazioni e contenuti, il modello di business di Internet si basa quasi esclusivamente sulla pubblicità. Chi fa pubblicità sul web baratta occhi che guardano in cambio di dollari, e più sono gli occhi che guardano più dollari vengono investiti.

Perché il business funzioni, il titolo di una notizia, vera o falsa che sia, deve dunque essere tale da attirare l’attenzione ed essere condiviso da altre migliaia di occhi attraverso un social network. In questo meccanismo, la reazione (leggere qualcosa e condividerlo subito con altri) è più importante della riflessione (Sarà vero? Vale la pena di condividerlo?).

Arwa Mahdawl sottolinea come Facebook non abbia il sospetto che siamo tutti idioti: Facebook sa che lo siamo. Negli Stati Uniti, le persone che usano abitualmente Internet avevano nel 2000 una capacità di attenzione che durava 12 secondi. Nel 2013 è scesa a 8 secondi. Quella di un pesce rosso è di 9. Quando si naviga online, si è ormai sempre alla ricerca di qualcosa che ci intrattenga, e non è purtroppo più vero che la realtà supera sempre la fantasia. Passiamo in continuazione da un argomento all’altro, da un tema all’altro, alla ricerca spasmodica di qualcosa da postare su Facebook perché gli amici lo possano leggere e commentare. Il mondo, con tutte le sue tragedie, non produce più abbastanza materiale e bisogna inventarne continuamente di nuovo.

Sotto accusa, negli Stati Uniti e nei paesi di lingua inglese, è «The Onion», un divertente sito di satira che sforna in continuazione notizie grottesche. Il problema è che spesso queste notizie sono prese per vere non solo da utenti distratti e male informati, ma anche dai giornalisti di importanti quotidiani. Il «Washington Post», ad esempio, ha ripreso da «The Onion» la notizia che Sarah Palin, ora una leader del movimento conservatore dei «Tea party», aveva trovato lavoro alla tv araba «Al Jazeera».

Un altro articolo, corredato da una galleria di immagini, che definiva il dittatore nord coreano Kim Jong-un uno degli uomini più sexy del mondo, è stato ripreso dall’autorevole quotidiano cinese «People’s Daily». Anche l’agenzia iraniana «Fars News» si è bevuta nel 2012 la notizia secondo la quale un sondaggio Gallup aveva rivelato che i contadini bianchi americani preferivano Ahmadinejad a Obama. Su «The Onion» si trovano spesso titoli come «Terrificante uomo vende alberi morti in un parcheggio vicino a una scuola». Non può essere vero, ma è verosimile, è questo basta ad attirare migliaia di click, la cosa che i pubblicitari vogliono.

Il mondo dell’informazione finirà dunque così? Con Facebook che ci avvisa con una parola tra parentesi quadrate se qualcosa è vero o falso? Speriamo di no. Il termine «infotainment», che mescola informazione e intrattenimento, è nato nel 1980 dall’iniziativa di alcuni ricercatori dell’Institute of Information Scientists and The Library Association di Sheffield, nel Regno Unito. Quando tenevano conferenze sull’informazione, le arricchivano sempre recitando parodie e commedie che intrattenessero il pubblico, fondendo lo spettacolo con le notizie. E’ un ottimo sistema per spiegare cose complicate con parole semplici: lo si può fare con la scienza, con la musica, con la letteratura. Ma sono passati trent’anni e su Internet il confine tra l’intrattenimento e le notizie è ora invisibile, ed è sempre più difficile distinguere l’uno dalle altre.

Sarà forse anche per questo che la maggior parte delle persone, quando vuole sapere che cosa è successo e che cosa è davvero importante, continua ancora a collegarsi con i siti internet dei principali quotidiani, dove ogni giorno si lavora per distinguere il vero dal falso, e per spiegare che cosa è importante e che cosa non lo è. Senza le parentesi quadre di Facebook.  (fonte)

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