Cosa rischiano i ragazzi ”disconnessi digitali”

RAGAZZI-DISCONNESSI-DIGITALI

Non sanno che cosa sia un computer e non navigano su Internet. Volontari o coatti, rischiano un esilio che li allontana da studio e lavoro.

Era ora che qualcuno ci ricordasse che esistono anche i disconnessi digitali. Nel nostro paese quasi mezzo milione di adolescenti vive fuori da Internet, per questi ragazzi la rete rappresenta in realtà un reticolato che li separa dai loro più fortunati coetanei.

Sembra difficile immaginarlo, eppure secondo una ricerca IPSOS per Save the Children i “disconnessi” tra gli 11 e i 17 anni residenti in Italia che non hanno mai avuto accesso a Internet sarebbero 452mila, ossia l’ 11,5% del totale, rispetto ai nostri adolescenti che invece crescono digitalmente corroborati. I disconnessi sono presenti in tutto il territorio nazionale, con una percentuale più elevata nel Sud e nelle Isole (17,4%, 270.000).

E’ chiaro che degli orfanelli digitali nessuno si vanta in famiglia, anche perché la presenza di adolescenti “diversamente connessi” è maggiore nelle famiglie che lamenta condizioni economiche “assolutamente insufficienti” (22,7%) o con “risorse scarse” (14,2%).

Vita quotidiana

Forse è possibile immaginare quanto possa essere misera la vita quotidiana dell’adolescente disconnesso digitale proprio analizzando l’ iperattività del suo medio coetaneo La fetta più visibile dei genitori italiani ogni giorno celebra l’apoteosi dei loro genialissimi “nativi digitali”. Fantastica la piccina che già smanetta sullo smartphone prima ancora di gattonare, mirabolante il frugoletto che si fa un selfie sul vasino, diventerà un grande scienziato il moccioso che twitta con gli amichetti della madre appena lei lascia incustodito il suo prezioso tablet. Il feticismo genitoriale degli emigranti digitali non può che andare in sollucchero immaginando che la generazione che sta nutrendo a batterie agli ioni polimeri di litio, le stesse dei telefoni cellulari, avrà una vita sempre più social e interconnessa.

Il risultato di tanto orgoglio è visibile il 39% dei minori si è iscritto a Facebook a 12 anni, il 32% ha dichiarato di averne 18, dimostrando che dichiarare un’ età falsamente maggiore è la scappatoia più tollerata che hanno per entrare prima possibile nel gran tourbillon della poli relazione smanettante. Uno su due di questi genietti conosce le regole sulla privacy (51%), ma non se ne preoccupa (57%), il concetto della privatezza in una sola generazione ha completamente mutato la sua consistenza, il privato corrisponde a un bene condivisibile e ostentabile.

Naturalmente ci sono anche i disconnessi che vivono in famiglie che dichiarano di vivere in condizioni economiche “ottime o adeguate”. Sono un numero abbastanza esiguo rispetto alla media (6,5%), probabilmente crescono in un habitat familiare radical-luddista per cui la continenza alla tentazione tecnologica è considerata alla pari di qualsiasi pratica salutista. Per capirsi sono quelli che fino a un decennio fa affermavano con orgoglio di non guardare la televisione e oggi si sentono asceti perché possono pubblicamente ostentare come virtù eroica il fatto di non essere mai entrati in un social media e di tenersi ben distanti da un mondo così approssimativo, rispetto alla solida cultura costruita sui libri, come quello della rete.

Senso del presente

L’ “analfabetismo digitale” è un serio limite all’ integrazione sociale, per un adolescente sentirsi fuori dal gruppo dei coetanei connessi è frustrante come osservare il mondo dietro le sbarre di una cella. Si dovrebbe riflettere che i giovani disconnessi da Internet, volontari o coatti che siano, rimarranno comunque congelati in una dimensione del passato, che invece che preservarli li condannerà a vivere in un eremitaggio digitale. Quasi degli “scomunicati” senza colpa, che si vedranno scivolare accanto il senso più profondo della contemporaneità come perenne occasione perduta. (fonte)

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