Bloccare lo smartphone con una ”busta”, per il bene di tutti

Un apparentemente innocuo sacchettino di neoprene, che però una volta chiuso non può essere riaperto dal proprietario dello smartphone che (volontariamente) ce lo ha infilato, e così reso inutilizzabile. L’idea, semplice come tutte le idee geniali, è venuta a Graham Dugoni, trentenne di Portland che li ha autoprodotti e affittati e ora si gode il successo. Decretato soprattutto dalle star della musica, ma non solo.

La pletora di persone che a concerti e eventi di ogni tipo sta impalata con le braccia alzate e le mani a stringere il telefonino che riprende è un male che chiunque abbia frequentato tali eventi e concerti conosce bene. Un problema, o perlomeno un fastidio, per chi sta sul palco e anche per chi è spettatore e vorrebbe semplicemente godersi lo spettacolo. La soluzione è Yondr.

All’ingresso alle persone viene detto di infilarci il telefonino multifunzione, poi viene chiuso, e verrà riaperto solo all’uscita, o in una particolare area in caso di necessità di comunicazioni urgenti durante l’evento, dove può essere sbloccato e riaperto dal personale apposito: la capacità di ricevere c’è sempre, quindi in caso di vibrazione si può provvedere. Come nei meccanismi antitaccheggio, il blocco è magnetico e si può attivare e disattivare in un attimo.

Per chi sta su un palco e si ritrova oggi a veder tramontare la classica esperienza di comunicazione con il pubblico, che lascia il posto alla visione di tremolanti tecnologiche lucine, Yondr è una rivoluzione, verso un amato passato oltre che verso un auspicabile futuro. Così il cantante e chitarrista americano Jack White ha appena annunciato che le bustine saranno all’ingresso dei suoi prossimi concerti, come già accaduto per Alicia Keys e i Guns ’N Roses e Ariana Grande, ma anche gli attori e gli stand-up comedians Chris Rock e Hannibal Buress e Louis CK. E Dave Chappelle, il primo a usarlo, nel 2015. Per non parlare di come potrebbe essere utile nei teatri.

Un limite però per molti fan, che lamentano di non avere più la possibilità di fissare e soprattutto condividere una propria esperienza. Ma Yondr non è solo per i concerti: dalla sua creazione è stata usata anche in scuole (300 solo nel 2016), ristoranti, feste di matrimonio. E la condivisione può diventare un problema di privacy: uno dei motivi che ha spinto Dugoni a inventarsi la speciale custodia è stato vedere un video postato nel 2013 che ritraeva un ragazzo piuttosto ubriaco a un festival di San Francisco, postato dagli autori su YouTube a sua insaputa.

Per i molti che si lamentano per essere stati costretti a blindare il proprio telefono e a non documentare quello a cui stavano assistendo, c’è oggi un Dugoni pronto a giurare che quello che in realtà succede è che le persone sono costrette a essere libere di godere di quello che stanno vivendo. Con uno strumento semplice che potrebbe diventare un’arma di saggezza in mano a genitori di bimbi eccessivamente connessi, ma anche di partner maleducati al ristorante. (fonte)

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