Banditi presi da Carabinieri grazie a foto su Facebook

carabinieri-presi-banditi

La vedono in tanti. E se nella maggior parte dei casi questa è la gratificazione che uno cerca, in altri non va sempre così. Perché capita spesso che immagini e video postati su Facebook diventino un appiglio per chi, come carabinieri e poliziotti, devono fare indagini che sembrano segnate. Ma se una volta gli investigatori quando non c’erano indizi «brancolavano nel buio», oggi hanno una speranza in più. E così ancora una volta Facebook permette di risolvere un caso che sembrava chiuso, destinato ad allungare la lista di colpi e rapine che restano senza firma.

Così sono stati arrestati due rapinatori, grazie alla tenacia di due carabinieri che si sono fatti il giro dei profili social delle persone che sospettano e sono riusciti a ricostruire un mosaico che li ha portati ad individuare allievo e maestro che mesi fa avevano rapinato una Banca di Sesto San Giovanni, un Pese dell’hinterland milanese.

Comincia tutto nel febbraio scorso quando due pregiudicati si presentano agli sportelli della Banca Popolare di Sondrio a Sesto San Giovanni, in via Martiri di via Fani. Lo schema della rapina è quello classico. Ce ne sono tante così. I due, con il volto coperto da una sciarpa, si avvicinano a un cassiere e, taglierino alla mano, chiedono l’incasso. Che non è granché, 1.500 euro, perché oggi nelle banche con le casse che per sicurezza non tengono grande quantità di contante e si aprono a tempo, funziona così. Ma tant’è. Non sarà il colpo del secolo però può bastare. E i due infatti girano i tacchi. Ciò che colpisce però è la loro giovanissima età.

Uno dei due infatti è minorenne e l’altro è un ventiseienne con un lungo pedegree di colpi che già danno un senso alla sua fedina penale. L’allievo e il maestro. Ma non per dire. Le immagini delle telecamere di sorveglianza infatti li riprendono in azione e si capisce perfettamente che il più navigato spiega all’apprendista, come si fa, come ci si deve comportare durante la rapina, cosa si deve evitare di fare. Soprattutto stare alla larga dai «social» se si ha qualcosa da nascondere.

I militari infatti dalle immagini e dalle testimonianze dei cassieri un’idea se la fanno. E cominciano a lavorarci. Indagano e «navigano» spulciando negli archivi e tra le loro conoscenze. Sono i dettagli spesso a fare la differenza. Così a metterli sulla pista giusta è un giubbottino che uno dei due indossa durante il colpo. Basta quello. Foto dopo foto, bacheca dopo bacheca. Condividi, «mi piace» e alla fine «clic». Ma è quello delle manette. (fonte)

You may also like...