Anche i robot chirurgici sono a ”rischio hacker”
Anche i chirurghi robot possono subire gli attacchi degli hacker, soprattutto se l’operatore interviene ‘da remoto’ attraverso il web. Lo ha dimostrato un esperimento della Washington university di Seattle, pubblicato sul sito Arxiv.org. Proprio i dispositivi medici, sempre più connessi, sono spesso indicati come un futuro obiettivo degli hacker. Un rapporto dell’Europol, ad esempio, aveva previsto il primo omicidio commesso in questo modo entro la fine del 2014.
La prima operazione di ‘telechirurgia’ è avvenuta nel 2001, con il chirurgo a New York e il paziente a Strasburgo, su una linea a fibra ottica dedicata. In seguito ci sono stati molti altri esempi, e questo tipo di operazioni, effettuate però utilizzando di solito le connessioni web normali, sono indicate come l’unica possibilità per portare le procedure chirurgiche in luoghi difficili da raggiungere, come i campi di battaglia o addirittura lo spazio.
Per verificare la sicurezza delle procedure è stato utilizzato Raven 2, un robot progettato dalla stessa università, utilizzato per spostare una serie di blocchetti di legno. Con metodi relativamente semplici i ricercatori sono riusciti sia a disturbare le operazioni che a prendere totalmente il controllo del robot chirurgo. ”Siamo anche riusciti – spiegano gli autori – a impedire il reset del robot, rendendo di fatto impossibile ogni tipo di intervento chirurgico”. (ANSA)