WiFi pubblico, unico per tutta Europa

Se siete tra quanti, quando vedono il cartello che segnala la presenza di un wi-fi gratuito, provano subito a connettersi, avrete vissuto più di una volta la stessa esperienza: dopo aver individuato la fonte corretta nell’elenco del vostro smartphone o computer, è necessario quasi ogni volta registrarsi, inserire la mail, controllare la mail, poi provare a far funzionare il tutto e, in non poche occasioni, constatare con rassegnazione che, per motivi ignoti, qualcosa non ha comunque funzionato e non siete riusciti a connettervi. Quando poi ci si trova all’estero, la situazione si complica ulteriormente.

In un mondo veramente smart, dovrebbe essere sufficiente attraversare una sola volta le forche caudine della registrazione, per poi avere in memoria tutte le informazioni necessarie per collegarsi automaticamente, con un click, quando il vostro dispositivo incontra il giusto hotspot. E questo, magari, non solo nella vostra città o nel vostro paese, ma in tutta Europa.

Oggi, sembra ancora una semplice utopia, eppure l’Unione Europea sta lavorando a un programma di questo tipo già dal 2016, quando è stata varata l’iniziativa WiFI4EU: «Vogliamo fornire le principali aree di tutte le città e paesi europei di un accesso internet wireless e gratuito entro il 2020», annunciò allora il presidente della Commissione Europea Juncker.

Questo ambizioso programma è stato ufficialmente approvato nel mese di settembre: la Commissione Europea stanzierà 120 milioni di euro tra il 2017 e il 2019, destinandoli all’installazione di antenne wi-fi ad alta velocità in tutti i paesi membri della UE, che saranno distribuite in maniera omogenea in 6mila comunità sulla base dell’ordine d’arrivo delle richieste. Per ottenere i fondi, gli enti pubblici dovranno coprire i costi operativi della rete per almeno tre anni e offrire agli utenti una connessione gratuita, facile da accedere e sicura. Inoltre, i fondi UE potranno essere utilizzati solo a condizione che siano esclusi sia pubblicità sia l’utilizzo di dati personali a fini commerciali.

Questi nuovi hotspot, però, rappresenteranno solo una minima parte di quelli già presenti in tutta Europa: wi-fi comunali, di proprietà di aeroporti o messi a disposizione da aziende private o da istituzioni nella zona in cui hanno sede (un ginepraio che contribuisce alle difficoltà di cui si parlava all’inizio). Per questa ragione, la risoluzione da poco approvata dal Parlamento prevede che «anche i network gratuiti locali dovranno essere in grado di unirsi al nuovo sistema», ma le modalità attraverso le quali questo potrà avvenire devono ancora essere ufficializzate. Per convincere una moltitudine di operatori ad aderire a un wi-fi unico, la Commissione Europea dovrà probabilmente studiare degli incentivi e facilitare il passaggio al nuovo sistema.

Una volta che il network sarà a regime (ma probabilmente si dovrà aspettare qualche anno), ognuno di noi potrà connettersi automaticamente a ogni hotspot WiFi4EU sparso in giro per l’Europa; e solo allora potremo inoltre valutare la sua effettiva velocità di connessione, che oggi rappresenta la più grande incognita di ogni wi-fi pubblico.

Il segnale dato dalla Commissione Europea è comunque di quelli importanti e segue, a parecchi anni di distanza, un progetto a cui proprio l’Europa ha dato un grande contributo: Eduroam, il network unificato a cui può accedere in tutto il mondo chiunque studi o lavori in una delle 6mila università, scuole e centri di ricerca che aderiscono all’iniziativa. Partito grazie agli sforzi di cinque istituti di Croazia, Finlandia, Olanda, Portogallo e Regno Unito, oggi questo network è disponibile in 89 paesi del mondo, mentre altri 26 paesi (tra cui Zimbabwe e Bangladesh) stanno iniziando a sperimentarlo. (fonte)

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