USA, per entrare la richiesta delle password ad account social?

Fornire la password dei propri account social alle autorità dell’immigrazione USA? E’ quanto potrebbe presto accadere a coloro i quali, provenienti da alcuni paesi, decideranno di viaggiare negli Stati Uniti, sia come visitatori, sia come immigrati.

Non v’è, almeno fino ad ora, nulla di confermato, ma l’ipotesi è al vaglio del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale nel contesto di una più ampia azione di rafforzamento dei controlli di sicurezza, e si applicherebbe ai cittadini di Iran, Iraq, Siria, Sudan, Somalia, Libia e Yemen, ovvero i Paesi citati nel controverso ordine esecutivo che il presidente Trump ha firmato poco dopo l’insediamento alla Casa Bianca.

“Vogliamo controllare i loro social media, con le password: quel che dicono e quel che fanno. Se non vogliono collaborare, allora non entrano” sarebbero state le parole di John Kelly, segretario per la sicurezza nazionale, davanti all’House Homeland Security Committee. Kelly sottolinea che la possibilità di disporre della password permetterebbe ai rappresentanti consolari di ottenere un miglior quadro del richiedente visto, specie quando si tratta di soggetti provenienti da uno stato dove l’infrastruttura amministrativa ed anagrafica può essere stata pesantemente compromessa da disordini e conflitti.

Ripetiamo che si tratta, per ora, solamente di valutazioni e che nulla è stato ancora deciso o messo in vigore e che si tratta i misure che non dovrebbero coinvoglere i visitatori provenienti da Stati non considerati dall’ordine esecutivo di Trump.

Ma la domanda vera è: fino a quando? Il presidente Trump, del resto, ha richiesto al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale di mettere in atto una procedura di controlli che siano uniformi ed omogenei, il che porterebbe all’applicazione di quanto sopra descritto a chiunque volesse entrare negli USA come immigrato. E, allo stato attuale delle cose, non è chiaro se ciò potrebbe andare ad estendersi anche ai viaggiatori temporanei che si recano negli USA per turismo o affari.

D’altra parte già l’amministrazione Obama si era mossa, seppur in maniera meno incisiva, in questa direzione: negli scorsi mesi era infatti stata approvata una nuova norma per richiedere ai viaggiatori ESTA di inserire – in maniera volontaria – gli indirizzi dei propri account social. La richiesta dell’accesso, con password, è solamente il passo logico successivo.

Intanto, in maniera del tutto coincidente, l’American Civil Liberties Union critica le tecniche di controllo e screening utilizzate dalla Transportation Security Administration, dopo essere entrata in possesso di una serie di documenti che mostrano come la stessa TSA consideri i propri metodi non attendibili e non basati su un fondamento scientifico. La TSA ha usato un processo chiamato Screening Passengers by Observation Techniques (SPOT), del quale sono trapelati alcuni dettagli nel 2015 e che si basa sull’osservazione di alcuni comportamenti che i viaggiatori assumono nell’attesa di adempiere alle procedure di immigration (tra i molti: sbadigliare con enfasi, fischiettare prima del controllo con gli agenti, indossare indumenti poco pratici) per decidere se effettuare un controllo approfondito del soggetto. Da più parti sono state mosse accuse verso la TSA, anche da entrambi gli schieramenti del Congresso, sulla base del sospetto che in vari casi la procedura possa aver assunto tratti discriminatori. (fonte)

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