Prima di vendere o regalare un hard disk, meglio cancellare bene i dati

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Troppe persone lasciano dati personali riservati quando vendono i loro hard disk dopo averli usati. Se ne sono accorti gli analisti di Blancco Technology Group che hanno controllato 200 dispositivi di memoria proposti su siti come eBay e CraigList. Gli esperti della società statunitense, specializzata nella cancellazione sicura dei dati, hanno esaminato dischi rigidi e unità a stato solido di varie marche riuscendo a recuperare informazioni sulla stragrande maggioranza (78%) di questi apparati.

Nella loro indagine si evidenzia come in molti casi (67%) sia stato possibile riportare alla luce foto (anche con relative coordinate GPS), codice fiscale e dati finanziari. In altri (11%) perfino informazioni aziendali come email e file contenenti numeri su vendite, scorte e clienti. Un regalo ai criminali informatici che, con questi dati potrebbero rubare non solo il denaro ma anche l’identità.

ELIMINARE I DATI DA UN COMPUTER

Molti utenti non sanno che non basta azionare i comandi “elimina” e “svuota cestino” per cancellare definitivamente i dati da un computer. E nemmeno la procedura di formattazione può impedire a mani esperte il recupero di file e informazioni.

«Se dal mio computer facessi la pulizia del cestino – spiega Paolo Salin, Country Director di Kroll Ontrack Italia, multinazionale specializzata in servizi di data recovery e data erasure che in passato ha collaborato ad uno studio con Blancco Technology Group – i dati resterebbero ancora lì e con un software di recovery a basso costo si potrebbero facilmente recuperare». Anche la formattazione, di solito veloce, non va ad eliminare completamente i dati. Non bisogna farsi ingannare dal fatto che un file non sia più visibile perché ciò non significa necessariamente che non sia più presente sul dispositivo.

DUE STRADE

Due sono le tecniche da utilizzare per la cancellazione sicura dei dati: la sovrascrittura e la demagnetizzazione. Nella prima si usa un software che scrive sopra i dati precedentemente esistenti. Per essere sicuri che l’operazione vada a buon fine di norma si ripete più volte la sovrascrittura del programma così da rendere impossibile il recupero delle informazioni originali. Questa tecnica è inclusa nei sitemi operativi dei computer, e si può usare anche in casa, con l’unica accortezza di attendere il tempo necessario alla fine della procedura, di solito diverse ore.

Nella demagnetizzazione, che non opera sulle unità a stato solido, si ottiene la cancellazione definitiva dei dati con l’impiego di un apparato hardware detto degausser. La validità di queste metodologie viene riconosciuta dallo stesso Garante della Privacy che le considera idonee alla rimozione permanente dei dati.

«Sono modalità di efficacia comparabile» – rimarca Paolo Salin che sottolinea l’importanza di far crescere la consapevolezza di aziende e utenti su questi temi.

«C’è una sottovalutazione del problema – aggiunge – anche se la sensibilità sulla gestione della cancellazione dei dati in Italia è ancora in divenire e si inizia a comprenderne il rilievo». Per esempio, è abbastanza comune avere un antivirus per proteggere computer e dati ma poi non emerge la stessa attenzione in uno specifico momento del ciclo di vita delle informazioni in fase di rottamazione e dismissione dei dispositivi di memoria.

Questo vale per i singoli utenti, per un’azienda privata così come per i soggetti della pubblica amministrazione che, fa notare Salin, pur maneggiando informazioni sensibili su sanità e giustizia non sono adeguatamente preparate in materia di cancellazione sicura. Le stesse aziende non si occupano di questo aspetto con la dovuta vigilanza nel caso di leasing dell’attrezzatura informatica o di utilizzo di cloud computing. Quando si restituisce un computer noleggiato o non si è più clienti di un fornitore di servizi di cloud molto raramente ci si chiede cosa ne sarà dei dati e si verifica che siano stati davvero eliminati. È ora di cominciare a farlo. (fonte)

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