Tutti dicono che Twitter è già morto, perché?

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Il 21 marzo Twitter compie 10 anni ma da alcuni mesi se ne parla come di un malato terminale. Tutto è cominciato con l’articolo pubblicato a fine gennaio dal New Yorker, che titolava senza troppi giri di parole The End of Twitter. Che il social network non se la passi bene, del resto, lo dicono i numeri diffusi dall’azienda, che negli ultimi mesi non ha visto crescere il numero degli utenti attivi. Ma quindi è tutto finito?

Forse è un po’ presto per dirlo ma quello che sembrava un mezzo rivoluzionario non sta andando bene come ci saremmo aspettati qualche anno fa. Il gruppo in dieci anni di vita non è ancora riuscito a chiudere un bilancio in attivo e dalla sua quotazione in Borsa, nel novembre 2013, ha perso il 50% del valore delle azioni.

Ma dalla nascita di Twitter sono cambiate tante cose. Sono aumentati i social network, sono morti i blog e la comunicazione online si è spostata sempre più dalla scrittura alle immagini. Twitter non è rimasto fermo ma non è riuscito a rispondere sempre nel modo giusto al cambiamento. Il tentativo di imitare quello che funziona per altri social, rischia di fargli perdere identità (come quando annuncia, salvo poi smentire, di voler superare il limite di 140 caratteri).

CHI È IL VERO NEMICO DI TWITTER

Per molto tempo siamo stati abituati a considerarlo come un’alternativa a Facebook. In realtà il social network di Mark Zuckerberg gioca in un’altra categoria. Lo dimostrano non solo i numeri (1 miliardo e 590 milioni di utenti attivi al mese, contro i 320 milioni di Twitter) ma anche le scelte dell’azienda: l’acquisizione di WhatsApp e il lancio di Messenger, da una parte, e le novità sul fronte video (come la possibilità di condividerli fuori dal social e il lancio del servizio di live streaming) ci dicono che Zuckerberg è più attento alla concorrenza delle app di messaggistica (ora a far paura è Snapchat) e di YouTube, che ha più di un miliardo di utenti attivi al mese.

Chi ha tolto spazio a Twitter è Instagram. A condividere foto e video sono 400 milioni di utenti attivi al mese, e la corsa del social delle foto è partita proprio mentre Twitter ha cominciato a perdere più colpi. Nell’estate del 2014, quando in rete esplodeva l’Ice Bucket Challenge e in tv c’erano i Mondiali di calcio in Brasile, Twitter registrava un picco di tweet incredibile (661 milioni come mostra il grafico sotto pubblicato da Business Insider ), seguito da un profondo abisso che ha segnato la svolta negativa.

 Il successo di quell’estate era anche merito di Vine, il primo strumento che integrava i video su Twitter: quelli caricati direttamente nei tweet sono arrivati solo a gennaio 2015, mentre Instagram faceva già tutto in un’unica app. Quello stesso anno gli utenti di Instagram crescevano del 46%, contro l’8% dell’uccellino (dati GlobalWebIndex). Ma se Instagram è il concorrente, il vero nemico di Twitter è Twitter stesso. Dalla piattaforma per niente intuitiva ai troppi casi di violenza verbale, Twitter non è riuscito a rendersi più accogliente per i nuovi utenti, che stentano ad arrivare, e per quelli vecchi, che lo abbandonano.

NON È SOLO UNA QUESTIONE DI QUANTITÀ

Provate a chiedere in una classe di liceo quanti studenti sono iscritti a Twitter e capirete qual è il problema: se il 55% degli utenti di Instagram ha tra i 18 e i 29 anni, la stessa fascia di età è presente su Twitter solo per il 32% (dati Pew Research Institute). Per entrambi si tratta della fetta di iscritti più grossa ma la differenza è abissale. E sono gli utenti più giovani a fare la differenza, quelli che usano di più i social network e sentono meno di chi li ha preceduti il bisogno di uno spazio in cui scrivere le proprie opinioni urbi et orbi: preferiscono piattaforme più chiuse e protette, che ruotano attorno video e foto, come testimonia la crescita di Snapchat (il 52% degli utenti ha tra i 15 e i 24 anni).

CHE SENSO HA USARE TWITTER (SE CE L’HA)

Diceva nel 2011 Jack Dorsey, Ceo del social network, che non esiste una risposta alla domanda «cos’è Twitter?». Lo diceva dando a questa indeterminatezza un’accezione positiva ma il problema è che è difficile vendere qualcosa, o anche solo convincere qualcuno a usarla gratuitamente, se non sai spiegargli cos’è e perché dovrebbe. Secondo l’Enciclopedia Britannica, Twitter è un servizio online di microblogging, ma negli anni il tratto distintivo è sempre stato comunicazione in tempo reale (come dimostrano i 10 tweet storici raccolti qui). Dorsey sta cercando di superare anche quella modificando lentamente la bacheca ordinata cronologicamente in una basata su un algoritmo come quella di Facebook. I risultati, dicono dall’azienda, si sono visti: gli utenti interagiscono di più perché trovano i tweet a cui sono più interessati.

Ma sottovalutare il tempo reale potrebbe essere una mossa azzardata: Twitter continua, nonostante tutto, a essere l’unico social network a dominare il tempo reale, un settore in cui il mercato della comunicazione digitale, tra messaggi che si autodistruggono e video in diretta dal telefono, si sta spostando in fretta (anche grazie a Periscope che di Twitter è un’emanazione diretta). Ora la sfida è non perdere il primato acquisito se, come dice Dorsey, punta a sopravvivere al 2030. I primi 10 anni sono stati faticosi, i prossimi potrebbero essere anche peggio.  (fonte)

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