MyTaxi, l’app che dà i voti ai tassisti

taxiCon un tocco sullo smartphone si prenota l’auto, con un altro si paga, con un altro ancora si lascia una valutazione sul conducente e sulla vettura. Un servizio che tutela i passeggeri e piace agli autisti, ma che in Italia ancora non esiste

Per chi viene da anni di vessazioni da tassista prepotente – tipologia piuttosto diffusa in Italia – è molto più di una app, è una liberazione. MyTaxi consente di prenotare un taxi in pochissimi istanti, avendo la garanzia che il tassista sarà gentile e la macchina impeccabile.

A Berlino funziona così: facendo partire la richiesta, l’app individua la vostra posizione e contatta le auto più vicine. Subito appaiono il nome e la foto del tassista che ha preso la richiesta, la sua posizione sulla cartina e i minuti che mancano all’arrivo. Il percorso dell’auto fino alla vostra posizione può essere dunque comodamente seguito in tempo reale sulla mappa. E non è tutto.

A fine corsa, non solo è possibile pagare l’importo attraverso la app. È possibile anche dare un voto sia al tassista sia alla macchina: cinque stelle sono il massimo. Se un tassista riceve troppe volte una valutazione bassa, se molti clienti gli danno una o due stelline – Lina Wüller, portavoce di MyTaxi, sostiene che persino tre stelline possono indurre l’azienda a chiedere spiegazioni agli autisti – rischia di essere escluso dall’associazione.

Poi c’è ovviamente la possibilità di prenotare in anticipo i taxi, sempre via app, insomma senza dover mai fare una telefonata. E se un tassista è piaciuto particolarmente, si può mettere addirittura tra i “preferiti”. È un segno di apprezzamento speciale per l’autista, ma vuol dire anche che sarà tenuto a preferirvi ad altri, quando parte la richiesta. Nelle ore di punta, un dettaglio importante.

La app, nata ad Amburgo quattro anni fa, vanta già oltre 45mila tassisti associati in sei Paesi: Germania, Stati Uniti, Austria, Polonia, Spagna e Svizzera. In Germania i taxi associati sono 17mila sui 50mila complessivi. Per stessa ammissione di Wüller, funziona meglio nelle grandi città che nei piccoli centri, «ma ci stiamo lavorando», precisa. E in Italia? Wüller si limita a dire che per ora non c’è, anche se «ci stiamo espandendo soprattutto in Europa» e che «per decidere se entrare in un Paese guardiamo a tantissimi fattori come la diffusione di smartphone o la dimestichezza con le app, ma anche alla situazione del mercato, se ci sono monopoli di taxi, come funzionano le centrali, eccetera». Non resta che incrociare le dita. (lastampa)

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