Gmail a rischio su Android?
Soliti problemi, nuovi rischi. A mettere per l’ennesima volta il dito nella piaga della vulnerabilità del sistema operativo Android è stato un gruppo di ricercatori delle Università del Michigan e della California. Nel mirino, nello specifico, le applicazioni, già bacchettate da un rapporto di Kaspersky Lab secondo cui sarebbero la bellezza di 10 milioni le iconcine dannose destinate al robottino verde. Gli studiosi degli atenei statunitensi hanno fatto un passo ulteriore provando a far interagire quelle nocive con quelle più note e gettonate.
Accesso ai dati sensibili
Ne è venuto fuori uno scenario abbastanza preoccupante: manovrando programmi malevoli mascherati da innocue applicazioni sono riusciti ad accedere ai dati di Gmail, Amazon, Hotels.com e altre. Il tipo di attacco sferrato non è alla portata di chiunque abbia solo un’infarinatura dei sistemi di cui si parla e deve avvenire nel momento esatto in cui l’utente apre l’iconcina da aggredire, ma rimane il fatto che muri considerati insormontabili si sono sgretolati.
Anche le app bancarie
L’applicazione della posta elettronica di Google, a cui fa capo anche Android stesso, si è rivelata la più debole con una percentuale di successo dell’attacco del 92%. Quella di Amazon si è difesa nel 52% dei casi, distinguendosi come la più resistente. Si sono piegate anche app bancarie, come Chase Bank, esponendo a potenziali furti i dati di carte e conti. Dai nostri contatti e-mail al contenuto dei messaggi passando per le coordinate bancarie: tutte informazioni sensibili che il dialogo fra applicazioni garantito dalla memoria condivisa dello smartphone può mettere a repentaglio.
Memoria condivisa
La memoria condivisa è un fattore comune a tutti i sistemi operativi motivo per cui i ricercatori, che nei loro test si sono limitati ad Android, non escludono iOs e Windows Phone da valutazioni di questo tipo. Da parte sua Google ha reagito in modo abbastanza tiepido e tranquillo: “La ricerca di terze parti è una delle attività che rende Android più forte e sicuro”. Anche i possessori di smartphone del robottino verde, o di marchi concorrenti, possono prendere questi risultati con relativa tranquillità: l’origine del problema rimangono le app malevole scaricabili nella maggior parte dei casi, come Kaspersky stessa ha sottolineato, da ambienti esterni al Play Store. Tenendosene alla larga e utilizzando eventualmente un software di protezione ci si inizia a difendere da problemi di questo e altro genere. Google, intanto, si rimbocca le maniche. (fonte)
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