E Google ti manda lo spot sul frigo

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Anno 2016, forse prima. Ti sei appena svegliato e vuoi un bello yogurt. Così ti avvicini alla porta del frigo, ammiri il suo bel display da 7” e, mentre stai per aprire la porta, ecco che sullo schermo compare la pubblicità di uno yogurt super-cremoso, super-leggero, super-con-tutto. Poi ti decidi e apri, scoprendo che lo yogurt s’è finito. Quella pubblicità non era lì per caso: una videocamera interna ha segnalato la mancanza al software che gestisce il frigo, e questo lo ha memorizzato nella tua lista della spesa, inviandotela via Internet. Peccato che, in questo processo così comodo e funzionale, si sia intromessa una qualche tecnologia pronta a trasformare l’assenza di yogurt in pubblicità.

Internet of things

Forse ci piacerebbe dire che si tratta di un’esagerazione, ma in buona sostanza è quel che dobbiamo aspettarci dal rovescio della medaglia di quel settore chiamato Internet of Things (Internet delle Cose). Ovvero, quell’insieme di elettrodomestici e apparati domestici che, grazie a un collegamento a Internet, cambieranno la nostra vita. Il caso più eccellente, al momento, è Nest, un produttore di termostati “smart”, cioè collegati a Internet per consentire all’utente, per esempio, di regolare la temperatura di casa dal proprio smartphone. Caso vuole che Google, nel gennaio di quest’anno, abbia comprato Nest, per 3,2 miliardi di dollari, mettendosi in prima linea nel promettente mercato dell’Internet of Things. Il quale, stando a Gartner, nel 2020 genererà entrate per circa 300 miliardi di dollari.

La lettera di Mountain View

Un settore nel quale Google entrerà grazie agli apparecchi stessi, certo, ma soprattutto grazie alle soluzioni software. Per esempio, diffondendo l’utilizzo di un suo sistema operativo (magari derivato da Android) all’interno degli elettrodomestici del prossimo futuro. E a quel punto, Google potrebbe cogliere l’occasione per attivare un sistema pubblicitario, del tutto simile a quanto fa con AdSense già ora. Nella lettera trapelata in questi giorni, con mittente Google e destinataria la Securities and Exchange Commission, il colosso di Mountain View, tra le altre cose, scrive: “Ci aspettiamo che la definizione di “mobile” continui a evolversi mano a mano che sempre più apparecchi “smart” guadagneranno posizioni di mercato. Per esempio, tra alcuni anni, noi e altre aziende potremo offrire servizi pubblicitari e altri contenuti su frigoriferi, cruscotti per auto, termostati, occhiali e orologi, solo per citare alcune possibilità”. Una dichiarazione d’intenti piuttosto esplicita, che mette nero su bianco quello che alcuni intuivano già da tempo: qualsiasi elettrodomestico dotato di display, e collegato a Internet, rappresenterà il più ambito degli strumenti pubblicitari. Insomma, una cosa è sicura: quello yogurt ce lo faranno comprare. (corriere)

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