Denunciato per le frasi su Facebook contro i vigili urbani

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Ha preso una multa da 550 euro con lo scout speed e poi un’altra da 300 euro perché non aveva comunicato chi era alla guida. Si è scagliato su Facebook scrivendo considerazioni offensive nei confronti della polizia municipale. Il Comando dei vigili di Sassuolo ha deciso allora di querelarlo per diffamazione aggravata.

A finire nei guai è C.M., 25 anni, giovane imprenditore, accusato di aver fatto ‘un uso illecito e smodato dei social network’, come recita una recente sentenze della Corte di Cassazione. Dalla polizia municipale riferiscono che le esternazioni del ragazzo sono risultate «altamente offensive e lesive della reputazione del corpo di polizia municipale. Un reato aggravato dalla circostanza che lo strumento utilizzato ha la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone», uno strumento che un gip di Livorno ha definito in una sentenza del 2012 ‘una moderna piazza virtuale’ che però non può essere considerata ‘una zona franca del diritto’.

Per il reato contestatogli il giovane rischia una pena fino a tre anni di reclusione, «ancorchè si sia reso conto, sebbene tardivamente, della gravità del proprio operato ed abbia tentato di limitare i danni cancellando il post pubblicato». La polizia municipale in queste settimane sta avvertendo gli utenti di Facebook a moderare i toni: «I social sono uno strumento fenomenale, ma un utilizzo irragionevole, oltre ad appagare temporaneamente l’ego del malcapitato di turno, può esporre a spiacevoli conseguenze laddove la libera espressione del pensiero si trasformi in una lesione di diritti altrui».

Il 25enne è difeso dall’avvocato Elisa Vaccari che punterà a un accordo (in denaro oppure sottoforma di una pubblica lettera di scuse) evitando di andare a sentenza (la polizia municipale si è presa qualche giorno per riflettere in merito). «Va detto – sottolinea il legale – che il ragazzo non solo ha cancellato il post (un paio di giorni dopo), ma ha espresso pubbliche scuse sullo stesso social network. Si è trattato di una bravata dettata dalla rabbia e non di una diffamazione premeditata».

Lo stesso ragazzo spiega che lo sfogo era dovuto al fatto che «mi è arrivata la seconda multa mentre avevo fatto ricorso contro la prima, visto che l’avevo presa a san Michele prima che mettessero i cartelli di avviso. Da quello che sapevo avrei potuto comunicare chi era alla guida solo alla fine del ricorso. Sono un giovane che cerca di lavorare e costruire qualcosa, ho sbagliato, ma non pensavo di dover affrontare anche una causa per diffamazione per una frase, sbagliata, contro ‘il sistema’ e non contro qualcuno in particolare». (fonte)

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