Se conosci qualcuno che vorrebbe essere pagato per guardare porno online

Essere pagati per guardare filmati porno online? Senz’altro un’idea attraente per milioni di persone. Secondo alcuni studi il 30% di tutta la banda dati usata per Internet è destinata ai siti per adulti, a cui fanno capo approssimativamente 450 milioni di visitatori mensili. Aiuta a far crescere la domanda, naturalmente, anche il fatto la stragrande maggioranza di tali contenuti è offerta gratis. Si può solo immaginare cosa accadrebbe se, come propone la nuova piattaforma americana Vice.org, si venisse addirittura ricompensati per la frequentazione.

Dietro Vice.org ci sono nomi storici dell’industria a luci rosse, come Penthouse, e altri più recenti, come l’emittente specializzata canadese Exxxstasy. L’idea è abbastanza semplice dal punto di vista concettuale: usare un tipo particolare di blockchain, Steem, per “minare” (termine con cui in gergo si indica la creazione di moneta virtuale) i cosiddetti Vice Media Tokens, in pratica dei gettoni virtuali simili a bitcoin con cui verranno pagati gli utenti.

Più guardi, più produci valuta: una parte del ricavato va al creatore di contenuti, una parte al distributore, e un’altra al fruitore. Qualcosa di simile a quanto messo in pratica di recente dal sito di download illegale The Pirate Bay, che sfruttava l’energia di calcolo dei computer collegati per minare bitcoin. Solo che lo faceva scordandosi di avvertire gli interessati, figuriamoci ricompensarli.

Per ora quello di Vice.org è più che altro un abbozzo di idea: il lancio ufficiale dovrebbe avvenire il 3 gennaio 2018, dopo una Initial Coin Offering (Ico) – l’offerta al pubblico a condizioni vantaggiose di un certo numero di Vice Media Tokens. Gli organizzatori non dell’Ico non hanno ancora annunciato quanti token saranno in palio, né quale sarà il loro valore effettivo, ma solo che sperano di raccogliere in questo modo fra i 25 e i 50 milioni di dollari che serviranno a far decollare la piattaforma.

Gli altri dettagli sono scarsi e non chiarissimo il modello di business. A sentire gli ideatori infatti, sembrerebbe che tutti dovrebbero guadagnarci qualcosa: non si parla però delle spese e dei lati oscuri del progetto. I siti porno, per esempio, consumano come accennato ingenti quantità di banda. Chi pagherà per l’hosting? Oppure, come accertarsi che qualche furbo non inganni il sistema attraverso un software che faccia partire visualizzazioni in automatico?

Tuttavia quello di Vice.org è un progetto che merita di essere seguito con attenzione per un motivo ben preciso: storicamente l’industria del porno è sempre stata uno dei motori trainanti – assieme a quella militare – dello sviluppo di Internet. Le chat private, le webcam, i pagamenti online, lo streaming video, sono nati o hanno ricevuto una forte accelerazione nello sviluppo grazie all’industria a luci rosse. Più di recente i siti porno sono stati i primi a sperimentare l’utilizzo della realtà virtuale per garantire al pubblico un’esperienza quanto più possibile coinvolgente ed immersiva.

In un periodo in cui gli editori sono sempre più strangolati dai motori di ricerca e dai social network, che controllano i canali di distribuzione, da un lato, e dal crollo della pubblicità causato dagli ad-blocker, dall’altro, un sistema di remunerazione condivisa come quello proposto da Steem (e fatto proprio da Vice.org) potrebbe rappresentare un’interessante alternativa di business, che l’industria del porno potrebbe contribuire a rendere popolare. (fonte)

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