Come i computer ci guardano negli occhi (e ci riconoscono)

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Fino a poco fa per identificare una persona esisteva soltanto la carta d’identità. Poi si è passati alle impronte digitali, infine al Dna. Oggi con i cosiddetti parametri biometrici si viene riconosciuti semplicemente attraverso i tratti del proprio volto oppure mostrando l’occhio. In particolare quest’ultima tecnologia, conosciuta come scansione dell’iride, è in rapida espansione in molti settori, ma solleva alcuni dubbi sul rispetto della privacy di ogni individuo.

La tecnologia si basa su una forma di fotografia fatta all’iride. Questo tipo di scansione è particolarmente efficace: esiste una possibilità di errore nel riconoscimento di un individuo vicina allo zero. Per questo motivo si ha un risultato decisamente più accurato rispetto all’analisi di un’impronta digitale. Inoltre l’iride tende a rimanere uguale nel corso della vita delle persone, non cambiando neanche dopo operazioni chirurgiche o eventuali cecità. Detto ciò però bisogna sottolineare che sono già stati ideati dei sistemi per aggirare questo tipo di riconoscimento.

L’utilizzo di questa tecnologia su larga scala è stato effettuato dagli americani in Iraq e Afghanistan per schedare la popolazione, in particolare i detenuti e i prigionieri di guerra. Ma si è diffusa anche all’interno del territorio degli Stati Uniti. Nel 2010 l’Fbi aveva lanciato un progetto di riconoscimento facciale in cui si schedavano le persone fermate anche tramite la scansione dell’iride. Inoltre, secondo quanto riporta The Verge, questa modalità di controllo si sta facendo spazio anche alle frontiere con il Messico e all’interno degli aeroporti.

Lo scanner dell’iride è invece una realtà nell’aeroporto di Amsterdam e in quello di Dubai. Mentre la banca Citigroup ha già testato i primi sportelli automatici dove il cliente viene riconosciuto tramite l’iride e non grazie a un bancomat. Anche a livello di gestione dei migranti se ne fa uso. In un campo profughi in Giordania i rifugiati siriani si riforniscono nei negozi senza pagare con una tessera, ma facendosi riconoscere tramite la scansione dell’iride. In India invece il governo sta affrontando una campagna dalla enorme dimensioni per schedare i suoi cittadini, anche sulla base di questo parametro biometrico.

Il vero salto di qualità c’è stato con l’introduzione di una fotocamera all’interno dei vari dispositivi per poter effettuare il riconoscimento dell’iride e permetter il login immediato dell’utente. Una svolta che ha inizialmente visto come protagonista il Giappone, ma in contemporanea Google che si è messa al lavoro su delle lenti a contatto in grado di riconoscere l’iride della persona che le indossa. Pochi mesi fa è stata la volta del lancio del Lumia 950 e del Lumia 950 XL che possiedono una fotocamera in grado di operare la scansione dell’iride. Una tecnologia che si integra con la funzione Windows Hello: mostrando il proprio occhio si può entrare nello smartphone senza password.

Se molti considerano la scansione dell’iride una forma sicura di riconoscimento, per altri lo svilupparsi della tecnologia solleva problemi di privacy. Il Garante è già intervenuto in materia di trattamento delle impronte digitali, ma questa nuova modalità di riconoscimento rischia di essere ancora più invasiva. Soprattutto alla luce delle innovazioni, come la scanner dell’iride in grado di riconoscere una persona a 12 metri di distanza. Una tecnologia che potrebbe aprire a scenari di sorveglianza di massa e al riconoscimento indiscriminato di persone che si trovano in un determinato luogo. Ma per fortuna questa al momento è soltanto un’ipotesi da 1984, visto che mancano ancore le banche dati che raccolgano le nostre scansioni. (fonte)

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