Bloccare la pubblicità, ecco come farà il browser Chrome

Chrome è di gran lunga il browser più usato al mondo e un ad-blocker nativo potrebbe cambiare drasticamente la faccia del web così come nota fino ad oggi. Ad aver annunciato la novità è stata la stessa Google a giugno, quando veniva detto che nei primi mesi del 2018 Chrome avrebbe cominciato a bloccare i banner più invasivi. Ma adesso abbiamo una data: l’ad-blocker integrato su Chrome inizierà a funzionare il 15 febbraio del 2018, data che al momento in cui scriviamo non sembra collegata a nessuna release ufficiale del browser di Google.

Chrome 64, infatti, dovrebbe arrivare il 23 gennaio mentre il successore non è previsto prima del 6 marzo. È pertanto possibile che l’attivazione dell’ad-blocker di Chrome sarà effettuata lato server, forse come di consueto in maniera graduale cominciando da un piccolo gruppo di utenti selezionati. Il “filtro” è frutto dell’adesione di Google alla Coalition for Better Ads, il gruppo che offre standard specifici sul modo in cui i banner dovrebbero essere serviti sulle pagine web. La coalizione intende bandire i banner full-screen, quelli che riproducono audio automaticamente, o quelli che cercano di catturare l’attenzione con orpelli grafici, fra i tanti.

Di recente la Coalizione ha annunciato il Better Ads Experience Program, che intende fornire le linee guida agli inserzionisti per pubblicare banner considerabili accettabili: come scrivevamo prima su desktop sono da evitare i banner pop-up, quelli che riproducono audio in maniera automatica, quelli che impongono un conto alla rovescia prima di essere fatti fuori dall’utente, oppure quelli che occupano parte della pagina senza possibilità di essere eliminati. Le linee guida sono simili anche su mobile, ma qui si aggiungono i banner che hanno una densità più alta del 30% e quelli che occupano gran parte della pagina.

Google ha spiegato che i siti penalizzati dall’ad-blocker di Chrome potranno riottenere la sua fiducia: “Le violazioni degli Standard sono riportate ai siti attraverso l’Ad Experience Report, e i proprietari possono inviare il proprio sito per la riesaminazione una volta che le violazioni sono state corrette”, scrive. “A partire dal 15 febbraio, in linea con le linee guida della Coalizione, Chrome rimuoverà tutti i banner dai siti che hanno lo stato “failing” nell’Ad Experience Report per più di 30 giorni. Tutte queste informazioni possono essere trovate nell’Ad Experience Report Help Center, e i nostri forum sono disponibili per rispondere a domande o ricevere feedback”.

La compagnia ha spiegato in un esaustivo portale il modo in cui gli inserzionisti del web dovrebbero comportarsi per evitare il taglio dei banner. La strategia di Big G è di usare Chrome per dare un duro colpo al fatturato dei siti che utilizzano banner di scarsa qualità, sfruttando uno standard condiviso con diverse società. È inoltre da notare che un solo banner “invasivo” non sarà sufficiente per considerare lo stato di un sito come “failing”, ma sarà determinante un comportamento continuato con una frequenza elevata nell’uso di banner non consentiti.

Nella prima fase verranno utilizzati i seguenti criteri per considerare un sito non conforme alle linee guida della Coalizione: il 7,5% dei banner deve essere in violazione degli standard nei primi due mesi in seguito alla data effettiva di lancio del programma; il 5% nei successivi quattro mesi, il 2,5% nei mesi che seguiranno. Una singola violazione può però provocare l’invio di un messaggio d’avviso nell’Ad Experience Report, e se rimangono diverse violazioni non corrette Chrome bloccherà tutti i banner sul sito in questione, anche quelli che rispettano le regole imposte dagli standard. (fonte)

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