Wi-Fi, ecco come ci salverà la vita per strada

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La General Motors sta sviluppando una nuova tecnologia ‘salvapedoni’ per limitare gli incidenti grazie al Wi-Fi.

Nel lungo cammino che porta alla guida autonoma e all’azzeramento del rischio incidenti, per i pedoni e i ciclisti i pericoli di investimento sono ancora piuttosto elevati. E questo nonostante i più recenti sistemi di controllo e di ausilio alla guida siano in grado di ridurre tali eventualità con radar e telecamere che comandano frenate automatiche di emergenza e avvisatori acustici per i guidatori.

Una svolta importante potrebbe arrivare però dalla tecnologia wireless, quella che permette di collegare telefonini e tablet all’infotainment dei veicoli o più semplicemente alla rete Internet tramite router. Questo protocollo potrebbe in futuro fornire un importante contributo alla sicurezza stradale. I tecnici della General Motors, infatti, stanno studiando delle tecnologie che permettano al cervellone delle vetture di individuare e tenere sotto controllo i movimenti di chi nei paraggi dei veicoli si sposta a piedi o sulle pedivelle tenendo in tasca dispositivi dotati di Wi-Fi, per “predirne” eventuali imprudenze ed evitare impatti. I ricercatori di Detroit lo chiamano “Wireless Pedestrian Detection Technology“, si tratta appunto di un nuovo sistema in fase di sviluppo pensato per “monitorare” i movimenti della gran parte dei pedoni e dei ciclisti anche in caso di scarsa visibilità o di traffico intenso e di limitare, così, possibili impatti con il veicolo.

Il principio è semplice: quasi ognuno di noi, oggigiorno, ha in tasca almeno un telefonino o un dispositivo wireless come un tablet o un orologio “smart”. Il loro wi-fi può essere individuato in un certo raggio d’azione da sistema di ricerca. Di solito viene utilizzato per effettuare la connessione fra diversi apparecchi. Secondo i ricercatori di GM può essere utilizzato anche per analizzare oltre alla presenza di questi dispositivi anche il loro movimento.

In linea teorica si possono realizzare delle simulazioni per capire se chi indossa tali apparecchi si sta muovendo in auto, in moto, in bici o a piedi e cercare di “predirne” gli spostamenti. In base alla velocità e alla direzione del movimento degli apparecchi, quindi, l’auto sarà in grado di ipotizzare la possibilità di collisione e allarmare i sistemi di sicurezza di bordo per essere pronta ad azioni di emergenza nel caso, per esempio, che un pedone esca di corsa da dietro un camion parcheggiato o che un ciclista si affianchi al veicolo da dietro in un incrocio o che una vettura sbuchi da dietro un palazzo. (ANSA)

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