Unione Europea, gli Stati non possono obbligare la conservazione dei dati di tutti

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Gli Stati membri non possono imporre un “obbligo generale e indifferenziato” di conservazione di dati ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica: lo ha stabilito la Corte di Giustizia della Ue. Il diritto dell’Unione impedisce “una conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi al traffico e all’ubicazione”, si legge nella sentenza.

Ma “è consentito agli Stati membri prevedere, a titolo preventivo, la conservazione mirata di tali dati al solo scopo di lottare contro gravi fenomeni di criminalità”. Anche questa casistica ha però delle condizioni da rispettare: la conservazione dei dati deve essere “limitata allo stretto necessario per quanto riguarda le categorie di dati da conservare, i mezzi di comunicazione interessati, le persone implicate, nonché la durata di conservazione prevista”.

Inoltre, l’accesso delle autorità nazionali ai dati conservati “deve essere assoggettato a condizioni, tra cui in particolare un controllo preventivo da parte di un’autorità indipendente e la conservazione dei dati nel territorio dell’Unione”.

Il governo britannico si è detto “contrariato” dopo il verdetto della Corte di giustizia Ue secondo cui gli Stati membri non possono imporre un “obbligo generale e indifferenziato” di conservazione dei dati ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica. Si tratta di un forte smacco per l’esecutivo di Theresa May, la cui controversa legge chiamata ‘Investigatory Powers Act’, che rafforza i poteri di sorveglianza sulle comunicazioni da parte delle autorità del Regno, è da poco entrata in vigore.

E i tanti oppositori del provvedimento, fra cui il quotidiano Guardian che aveva partecipato a una campagna contro le nuove normative volute in virtù della lotta al terrorismo, ora chiedono che la legge alla luce del verdetto europeo venga rivista, soprattutto per l’obbligo dei provider telefonici di registrare l’attività sul web di chiunque per dodici mesi. Un portavoce dell’Home Office ha dichiarato che il governo è intenzionato a far sentire le proprie ragioni ora che il caso tornerà alla Corte d’appello di Londra e sarà risolto dalla giustizia britannica. (ANSA)

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