«Un terrorista io? Ho solo scritto idiozie su Facebook»

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Con il giudice, che l’ha interrogato un paio di giorni dopo l’arresto, ha preferito fare scena muta. Anche se qualcosa da dire in realtà l’aveva. Nessuna rivelazione straordinaria è uscita finora dalla bocca di Muhammad Bilal, il pakistano di venticinque anni arrestato all’alba del 20 ottobre a Sailetto di Suzzara dagli agenti della Digos di Enna per istigazione a delinquere aggravata da finalità terroristica e utilizzo di internet.

Ma tra le confidenze rese all’avvocato difensore, che gli ha fatto visita in carcere il giorno dopo l’interrogatorio, è emerso lo sfogo di un giovane preoccupato prima di tutto per la propria famiglia. «Voglio soltanto uscire di qui e tornare a lavorare – ha raccontato all’avvocato – anche se non ho ancora trovato un’occupazione fissa, sono sempre riuscito a cavarmela dando una mano al distributore di benzina o con altri lavoretti. E così mandavo dei soldi a casa: ho una moglie e due figli, uno di un anno e mezzo e l’altro di tre».

Su Bilal, che abitava a Sailetto solo da poche settimane, pesa il sospetto di essere un arruolatore della Jihad islamica, un terrorista incaricato di trovare nuovi adepti per la guerra contro l’Occidente. «È vero che sono religioso e musulmano, ma non credo sia un reato esserlo – ha spiegato all’avvocato – è anche vero che ho pubblicato delle idiozie e messo foto stupide sul profilo Facebook. Ma non per questo sono un terrorista».

Nella montagna di carte dell’indagine– era quasi un anno che la Digos gli stava addosso – ci sono non solo la sua adesione a proclami di violenza e l’incitamento alla Guerra Santa attraverso materiali postati su Facebook ma anche la sua presunta partecipazione a un campo di addestramento in Pakistan e una lunga sequela di intercettazioni telefoniche. Tra le conversazioni ascoltate dalla polizia anche il dialogo con un connazionale in cui Bilal rivelava il progetto di un’ imminente partenza per il Canada. È stato questo che ha fatto scattare l’arresto, nel timore della polizia di perdere per sempre le sue tracce.

Bilal si trova ancora in carcere a Mantova in attesa che la Procura di Enna ne chieda l’eventuale trasferimento in Sicilia. L’avvocato difensore, intanto, sta preparando una memoria e la richiesta di reimmissione in libertà al giudice delle indagini preliminari di Enna. (fonte)

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