E tu, che nome hai dato alla tua rete wifi?

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Dove c’è il wifi c’è casa. Quanto meno per quel 70 per cento delle famiglie italiane che ha una connessione a internet. Senza wifi ci sentiamo persi, soli, annoiati, in una parola: disconnessi. C’è quindi da stupirsi se alla rete di casa diamo anche un nome, come al cane o al gatto?

La tendenza è sempre più diffusa, come conferma anche Tim, tra i principali fornitori del servizio in Italia. L’azienda fa sapere che nell’ultimo anno “sempre più clienti hanno cambiato il nome alla rete per personalizzarla e riconoscerla”. Molti scelgono il cognome della famiglia, per distinguere il proprio wifi da quello dei vicini, mentre i titolari di bar e alberghi optano per il nome della loro attività, per aiutare i clienti a connettersi alla rete giusta. Qualcuno vola basso e si limita a ribattezzare la connessione con termini generici come “ADSL” o “Fibra”, ma non mancano i nomi creativi. Ed è qui che le cose si fanno interessanti.

nome-rete-wifi-2Basta cercare su Google “nomi originali per il wifi di casa” per scoprire decine di discussioni sui forum dedicate all’argomento. Le raccolte dei più riusciti, spesso provenienti dai Paesi anglosassoni, sono piene di chicche e il catalogo è ricco: si va dai giochi di parole (“Martin Router King”, “Dora the Internet Explorer”, “WiFigo”) agli scherzi indirizzati ai malcapitati che tentano (invano) di connettersi (“Caricamento in corso”, “Wifi gratuito”).

Non mancano i nomi autoironici (“Poveri ma col wifi”, “Gabbia di matti”) e quelli pensati per aiutare parenti poco pratici con il pc, come l’eloquente “Mamma, clicca qui”. Che dire, poi, di chi sceglie la rete wifi per mandare messaggi ai vicini di casa? Da “buttate la spazzatura” ad “abbassate la radio!”, la connessione domestica diventa bandiera delle frustrazioni più classiche della vita comune. Con tanto di battibecchi: chi, negli Stati Uniti, ha osato segnalare rumori molesti (“vi sento fare sesso”) si è visto rispondere un po’ sarcasticamente “siamo rumorosi, sorry”. Come a dire: devi fartene una ragione.

La varietà è tanta da indurre al collezionismo. E infatti a Berlino è nata una mappa collaborativa che ambisce a raccogliere i nomi più singolari dei wifi della capitale tedesca. L’artefice del Berlin Wi-Fi Project è Federico Prandi, nativo di Reggio Emilia ma berlinese da sei anni: “Ho iniziato a cercare e annotare nomi nel 2015 – racconta – e la mappa è online da agosto 2016. Per ora ci sono 270 reti”. Poche per fare una statistica, abbastanza per avanzare qualche ipotesi. Chi cambia di più i nomi del wifi, le famiglie o i giovani? “Se dovessi scommettere, direi i secondi”, risponde Prandi. “Un po’ per il grande numero di spoiler di Game of Thrones che ho trovato (nomi come: “Tizio Muore nel finale di stagione”) e un po’ perché quella dei millennials è la generazione che più si interfaccia al prossimo tramite internet. Abbiamo i social network per parlare con i nostri amici e le app per gli incontri sentimentali, ma manca un mezzo per lanciare messaggi alle persone geograficamente vicine a noi. Qui a Berlino, in sei anni e sette appartamenti, avrò interagito con due o tre vicini di casa al massimo: non mi sorprende vedere che c’è gente che cerca un contatto con i propri vicini tramite i nomi del wifi invece che bussando alla porta e presentandosi”.

Questione di identità. In Germania come in Italia, in effetti, il quesito è lo stesso: perché sempre più persone sentono il bisogno di personalizzare la loro rete? Secondo Prandi il motivo è un recondito desiderio di tendere la mano verso chi abita a poche decine di metri da noi. Secondo la professoressa Amber Burton, esperta di identità digitali dell’Università britannica di Bournemouth, anche il nome del wifi fa ormai parte “dell’intreccio di cose che scegliamo per presentare e rappresentare noi stessi”.

Intervistata dal Guardian, la professoressa Burton ha spiegato che i nomi creativi delle connessioni domestiche sono come “t-shirt digitali”, manifesti ultra sintetici di ciò che siamo o crediamo di essere. Anziché indossarli, però, li affidiamo al mondo impalpabile, ma sempre più fondamentale, delle reti: diamo un nome a qualcosa che non possiamo toccare perché sappiamo che in qualche modo parla di noi. Così un tifoso sceglie il nome della squadra del cuore, chi è esasperato dal vicino opta per una lamentela e chi fa della simpatia la propria bandiera scrive qualcosa di arguto. E chi non cambia il nome del wifi? Forse non ha grande dimestichezza con le impostazioni del router. O, in alternativa, è pigro. Un messaggio, in ogni caso, c’è: basta saperlo leggere. (fonte)

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