TIM raddoppia costo chiamate, e Agcom la diffida

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Il Consiglio dell’Agcom presieduto da Angelo Marcello Cardani ha approvato un provvedimento di diffida nei confronti di TIM per le ultime rimodulazioni dei profili base di telefonia mobile che comportano un “aumento del 300% del prezzo delle chiamate nazionali da linea tradizionale”. Nella diffida si fa riferimento al cambiamento annunciato lo scorso 22 febbraio, con cui di fatto si raddoppiava il costo delle chiamate nell’offerta VOCE e nella linea ISDN da 10 a 20 cent al minuto.

Con la delibera 112/16/CONS l’Agcom intende bloccare la modifica delle tariffe telefoniche di TIM a difesa del servizio universale. L’aumento del prezzo non appare giustificato dalle condizioni economiche generali del paese, secondo l’Autorità, come l’andamento dei prezzi al consumo o il potere d’acquisto degli italiani. L’aumento va inoltre a sommarsi all’aumento del canone mensile degli ultimi tre anni, con un potenziale “rischio di esclusione sociale” visto che l’offerta è estesa a tutti gli utenti.

L’aumento è previsto anche per i Clienti a basso reddito, i quali potrebbero essere tagliati fuori da un servizio considerato di fondamentale importanza. Le novità provenienti da Agcom non sono importanti solamente perché rappresentano un divieto forte da osservare da parte dell’operatore telefonico italiano, ma anche perché potrebbero rappresentare la base per nuove azioni a tutela degli utenti meno abbienti e non coperti da una qualità del servizio soddisfacente.

“L’Autorità ha avviato un procedimento volto a determinare il metodo più efficace e adeguato per garantire, anche in prospettiva, la fornitura dell’accesso alla rete di sicurezza sociale e dei servizi minimi del servizio universale, che dovranno assicurare ai cittadini-utenti disponibilità, convenienza e accessibilità, quali condizioni necessarie per l’inclusione sociale”, si legge nella nota. TIM ha fatto sapere nella stessa serata del 1° aprile di non essere intenzionata a ritirare la rimodulazione.

Secondo la Repubblica l’azienda “fornirà all’Autorità tutte le informazioni necessarie a dimostrare la correttezza del proprio comportamento e la legittimità della rimodulazione tariffaria”.

Nella nota rilasciata dall’Agcom si legge una seconda parte molto interessante, relativa al riesame della qualità del servizio di accesso a internet all’interno del servizio universale. La connessione a banda larga potrebbe pertanto diventare una caratteristica obbligatoria da offrire nel servizio universale, laddove ad oggi negli obblighi rientrano le tecnologie internet a partire da una velocità di 56kb, “un livello evidentemente non più in linea con i fabbisogni minimi della popolazione servita”.

L’Autorità dovrà considerare alcune clausole nel prossimo riesame: verificare il contributo della banda larga per colmare il digital divide sul territorio nazionale, tener conto del rischio di esclusione sociale e valutare l’eventuale distorsione nella concorrenza e i possibili oneri non giustificati a carico del settore (TIM è l’unico operatore incaricato di fornire il servizio universale in Italia). Nell’analisi verrà anche determinata la soglia di banda minima di accesso ad internet, la velocità da garantire universalmente su tutto il territorio nazionale a prezzi accessibili. (fonte)

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