Succede in Russia, gruppi sui social istigano i teenager al suicidio

Farfalle che vivono un giorno. Balene che si suicidano. E un nome, Rina, quello di una sedicenne della Russia orientale che nel novembre 2015 si gettò sotto a un treno dopo aver scritto “Miao, addio” pubblicando il suo ultimo selfie. Sono questi i segni distintivi dei “gruppi della morte” che istigherebbero i teenager al suicidio su VKontakte, il social network più diffuso in Russia.

A scoperchiare il fenomeno fu lo scorso maggio un’inchiesta pubblicata su “Novaja Gazeta”. Dal novembre 2015 all’aprile 2016, scrisse la giornalista Galina Mursalieva, su 130 ragazzi suicidatasi nella Federazione, almeno 80 facevano parte di queste comunità virtuali. Allora l’articolo fece molto scalpore: Mursalieva puntava il dito contro sette create da adulti, ma altri giornalisti replicarono che si trattava solo di burle o giochi da adolescenti. Si aprì persino un dibattito sull’etica del giornale fondato da Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa nel 2006, per aver gettato nel panico migliaia di genitori. Tuttavia, l’agenzia censore di stato, Roskomnadzor, bloccò decine di siti inneggianti al suicidio e le segnalazioni di contenuti sospetti triplicarono.

Nel novembre scorso il primo arresto: il 21enne Filipp Budejkin, noto come “Lis”, “Volpe”, amministratore di uno degli otto “gruppi della morte” su Vkontakte che, secondo gli inquirenti di San Pietroburgo, avrebbero istigato al suicidio almeno 15 teenager in 10 diverse regioni russe tra il dicembre 2013 e il maggio 2016. Numeri più bassi rispetto a quelli denunciati dall’inchiesta della “Novaja Gazeta”, ma pur sempre preoccupanti.

Ora l’ombra delle chat online si è allungata anche sulle morti volontarie di teenager fuori dai confini della Federazione: in Ucraina, Bielorussia, Azerbaijan, Kazakhstan e, da ultimo, in Kirgizistan. Tanto che, per arginare il fenomeno, la Camera civile, una sorta di ufficio del difensore civico presso il Cremlino a salvaguardia dei diritti dei cittadini, oggi ha proposto di vietare l’accesso a Internet ai minori di 15 anni.

I gruppi privati che istigherebbero i ragazzi al suicidio su VKontakte sarebbero migliaia. E nuovi se ne starebbero formando su Instagram. Anonimi amministratori affiderebbero ai partecipanti, o “balene”, una serie di compiti associati a relativi “hashtag” perché si guadagnino l’iscrizione a gruppi sempre più esclusivi tappa dopo tappa: dallo scrivere una poesia sulla morte e disegnare un grande cetaceo blu sul polso al decifrare indovinelli e pubblicare foto di vene recise. Fino all’assegnazione del giorno e del modo in cui “segarsi fuori”, uccidersi.

Di hashtag associati alle “chat suicide” sui social russi ne appaiono almeno 4mila al giorno, secondo le stime diffuse il 20 gennaio scorso dal Rotsit, il Centro pubblico russo sulle tecnologie Internet. In assenza di “un’unità di crisi” che intervenga immediatamente per fermare potenziali suicidi annunciati su Internet, si è creato un esercito di volontari che setacciano la Rete in cerca di campanelli di allarme. Uno di loro, ha riportato oggi la “Novaja Gazeta”, dopo aver provato a contattare l’amministratore di uno dei “gruppi della morte” ancora attivi, ha iniziato a ricevere minacce quasi malavitose accompagnate dalle immagini di 70 balene tatuate. Tutti giovani, a detta dell’istigatore virtuale, pronti al suicidio. “Potrebbe essere solo un macabro fotomontaggio, e se no?”, si chiede il quotidiano. (fonte)

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