Sms, mai concludere con il punto: consigli per l’uso dei messaggi

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Quanti rapporti, e non solo quelli sentimentali, si possono incrinare per un sms mal interpretato, magari per il solo “tono” – giudicato troppo aggressivo o indifferente – con cui si indirizza un messaggio a un amico o al proprio partner?

Sono i rischi connessi all’interazione virtuale, mediata da computer, smartphone e altri accessori elettronici, che al giorno d’oggi producono un flusso comunicativo mai avuto prima. Si potrebbe addirittura parlare di un sistema di “regole non scritte”, che ognuno ha il dovere di conoscere per comunicare online senza inciampi.

Tra questi accorgimenti, possiamo includere il divieto del punto alla fine di una frase. Per quanto sia grammaticalmente corretto, è bene non usarlo: questa la conclusione di uno studio, pubblicato di recente sulla rivista Computers in Human Behavior, a cui ha lavorato un gruppo di ricercatori dell’Università di Binghamton, guidati da Celia Klin. Stando ai risultati della ricerca, l’uso del punto è indice di durezza, di un atteggiamento tipico di persone fredde, distaccate, insensibili, persino poco sincere. Quindi meglio evitarlo.

“Messaggiare ricorrendo ai punti” scrivono gli autori dello studio “è molto diffuso nella comunicazione mediata da computer (in inglese CMC,computer-mediated communication). Il rapido ritmo degli sms cerca di riprodurre l’interazione verbale faccia-a-faccia. Da qui si arriva alla domanda se gli aspetti più critici della comunicazione non-verbale, come ad esempio il “tono” di un’affermazione o di una domanda, possano essere efficacemente espressi anche dalla CMC”.

Per verificare se il punto sia diventato quasi un simbolo, un segno emblematico nel contesto della “comunicazione mediata da computer”, i ricercatori hanno sottoposto una serie di conversazioni, presentate sia in forma di sms che come appunti scritti a mano, a un piccolo gruppo di “cavie” (126 laureandi, sicuramente non rappresentativi di tutta la popolazione mondiale, ma di certo abbastanza indicativi della comunità di utenti che messaggia con più frequenza). L’esperimento conteneva un invito, seguito da una breve risposta; quando a quest’ultima si aggiungeva un’altra frase che terminava con un punto, i soggetti dell’esperimento giudicavano la replica stessa meno sincera rispetto a quando non si era fatto ricorso alla punteggiatura.

L’effetto non era presente nel caso degli appunti scritti a mano. Secondo la professoressa Klin e i suoi colleghi, è questo il segnale dell’inutilità del punto: viene percepito come un segno “aggressivo” nei confronti del proprio interlocutore.

In una ricerca successiva, ancora non pubblicata, gli studiosi hanno visto che l’uso dei segni di esclamazione, usati al posto del più “rozzo” punto esclamativo vero e proprio, possono far apparire un messaggio più sincero rispetto a quello senza punteggiatura. «Mandare sms ci priva di tutte le convenzioni sociali che utilizziamo nella conversazione faccia-a-faccia. Parlando, le persone trasmettono facilmente contenuti emotivi e sociali con lo sguardo, le espressioni facciali, il tono di voce, le pause e altro ancora» ha spiegato la professoressa Klin.

«Ovviamente, non si può ricorrere a questi meccanismi quando si scrive un messaggio. Così, può aver senso fare affidamento a tutto ciò che si ha a disposizione, per riprodurre il più possibile questi contenuti del linguaggio non verbale, dalle emoticon ai deliberati errori di ortografia che mimino una sonorità, fino alla punteggiatura».

Non deve sorprendere che il linguaggio evolva in forme strane, dato che è sempre stato così. Quindi, sembra suggerirci il risultato di questo studio, meglio non insistere troppo con la correttezza grammaticale: potrebbe darci non pochi problemi. (fonte)

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