Privacy, Facebook legge anche le nostre “bozze”?

bozze-fb-leggeCancellare non basta. Il social potrebbe registrare anche ciò che non pubblichiamo, ma che abbiamo anche solo iniziato a scrivere.

Quando accediamo a FB, è meglio rispondere con più attenzione alla domanda: “A cosa stai pensando?”. Sembra infatti che lo stesso FB possa arrivare a scoprire quali erano le nostre intenzioni. La condizione è che lo si cominci a scrivere nello status anche se poi non viene pubblicato. Lo lascia intendere lo studio “Self Censorship on Facebook” (autocensura su Fb) condotto dal ricercatore della “Carnegie Mellon University”, “Savik Das”, e dal data scientist del colosso del web, “Adam Kramer”.

SCAMBIO DI DATI:  la ricerca (svolta su 5 milioni di utenti inglese) sottolinea come, anche se il pensiero non si traduce in un post o in un commento, il portale possa comunque inviare il codice al server di FB che analizza ciò che stiamo scrivendo. A quel punto i dati “provvisori” sarebbero trasmessi all’azienda di “Menlo Park”.

Fantascienza? “È possibile che un sito legga quello che stiamo scrivendo”, ha spiegato Giuseppina Gini, professoressa di Ingegneria dell’informazione al Politecnico di Milano. “Aprendo una pagina html e digitando un codice, esso può diventare controllabile”. Ciò che stiamo scrivendo e decidiamo di non pubblicare, quindi, non è totalmente privato. E l’unico modo per mantenerlo davvero segreto è pensarlo e basta.

Approfondimenti

La memorizzazione del testo, ha sottolineato il sito Slate.com, non è una novità su internet: su Gmail, per esempio, i messaggi di posta elettronica vengono automaticamente salvati in bozza anche se non si inviano. Ma se in quel caso il modus operandi può essere di aiuto all’utente che vuole recuperare una mail, su Facebook gli internauti non si aspettano certo che i loro pensieri non pubblicati vengano registrati.

MENLO PARK VAGA: la politica sulla privacy di Menlo Park su questo punto resta vaga (si dice che l’azienda raccolga solo informazioni condivise o su cui avviene un’interazione). Eppure è più che evidente che mettere a frutto quel che più di 1 miliardo di utenti pensano rappresenterebbe un business enorme. Oltre a conoscere l’età, il sesso, la localizzazione e le relazioni, Facebook potrebbe infatti usare le informazioni sui pensieri inespressi degli utenti per “mostrare delle pubblicità collegate”, ha continuato Gini. Solo un’ipotesi, va detto. Ma tutt’altro che irrealizzabile.

LA REGISTRAZIONE DELLA COMBINAZIONE: la metodologia utilizzata da Das e Kramer non “fotografa” i tasti premuti, ma registra solo il fatto che “qualche tasto è stato premuto e che la combinazione non è stata pubblicata entro 10 minuti”. “I contenuti dei post e dei commenti autocensurati non sono stati inviati ai server di Facebook”, hanno scritto i due. Ma questo non fa che confermare che sia possibile.

Conclusioni – Quindi, se volete essere sicuri che i “vostri pensieri” non vengano intercettati, pensate prima bene cosa scrivere e poi scrivetelo…

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