Post su Facebook, dipendente licenziata

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Lavorava come dipendente della mensa scolastica che somministra i pasti anche al proprio figlio, in un post ha commentato la notizia della presenza di insetti nei piatti. 

Scrive su Facebook un post dove racconta le lamentele dei genitori per la mensa scolastica dove sono costretti a mangiare i figli e viene licenziata. E’ la storia di D.C., dipendente della ditta che gestisce la mensa scolastica, la stessa nella quale erano stati trovati degli insetti all’interno dei cibi.

Dopo il post su Facebook la donna era stata sospesa per 5 giorni: successivamente è arrivato l’allontanamento, contro il quale la donna sta valutando ora di ricorrere al Tribunale del Lavoro.

Secondo le dichiarazioni della donna il post sarebbe stato scritto “da madre” e non “da dipendente”: il figlio, infatti, va a scuola a Nichelino e come lei tanti altri genitori si sarebbero lamentati delle condizioni poco igieniche dei pasti offerti dalla mensa scolastica.

Mio figlio va a scuola a Nichelino e io pago il servizio. Nel post avevo scritto che neanche a me sarebbe piaciuto mangiare un piatto di polenta con uno scarafaggio. Non ho citato l’azienda e francamente, visto che il mio profilo ha tutte le restrizioni sulla privacy, non capisco nemmeno come abbiano fatto a leggere un mio post.

“Che si possa venire licenziati per aver condiviso un post su Facebook è un qualcosa che lascia increduli e sconcertati” ha detto il segretario locale del Pd Fabrizio Morri. “La decisione assunta dalla ditta che gestisce la ristorazione scolastica a Nichelino nei confronti della signora Daniela Ciampa appare del tutto sproporzionata, penalizzando in modo ingiustificato e crudele una madre di due figli che lavora per 370 euro al mese. Nell’augurarmi che l’intera comunità di Nichelino faccia sentire la sua solidarietà alla signora C., auspico che il Commissario prefettizio possa assumere una qualche iniziativa nei confronti della ditta in questione, per chiarimenti sulla vicenda e per far prevalere il buon senso e la tutela nei confronti dei lavoratori più deboli”. (fonte)

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