In Parlamento si pensano leggi per intelligenza artificiale e i soldati robot

L’intelligenza artificiale e le armi autonome, quelle che secondo il gran capo di Tesla Elon Musk e l’astrofisico Stephen Hawking ci porteranno alla Terza Guerra Mondiale, hanno messo piede nel Parlamento italiano. Alla Camera è stata infatti discussa la mozione presentata il 3 maggio dal deputato Stefano Quintarelli, imprenditore di lungo corso nel campo della tecnologia e oggi nelle fila del gruppo Civici e Innovatori. Proponeva l’adozione di una moratoria allo sviluppo di armi di nuova generazione, quelle capaci di prendere da sole decisioni fino a spingersi all’eliminazione dell’avversario senza intervento umano. Ma soprattutto chiedeva l’avvio di una discussione a livello internazionale con quelli che venivano definiti “i principali partner dell’Italia”.

La discussione c’è stata intanto alla Camera. Tutti d’accordo nel ringraziare Quintarelli per aver sollevato la questione e nel non lasciar la mano alle macchine. Senza strappi però. Del resto lo stesso Quintarelli ha proposto una moratoria, una sospensione, più che un bando giudicato impossibile da mettere in pratica dentro e fuori l’Italia.

A parole pochi dubbi sul fatto che l’uomo debba restare al centro e che non si possa mai concedere la scelta di uccidere ad un robot. Ma al di là delle dichiarazioni di intenti, nella sostanza le differenze sono emerse quasi subito fra gli schieramenti.

Giulio Marcon, della Sinistra italiana, ha sottolineato il pericolo facendo il paragone con le armi chimiche e le mine. Si sono citati i droni a più riprese, perché sono i primi sistemi del genere usati dagli eserciti e si è fatto riferimento all’appello che 116 fondatori di aziende di robotica e intelligenza artificiale, tra i quali lo Musk e Mustafa Suleyman, fondatore di DeepMind (Google), hanno presentato all’Onu ad agosto proprio per bloccare questa escalation bellica.

E’ sul cosa fare che le idee erano opposte. Gianluca Pini (Lega Nord) ad esempio, malgrado i dubbi su queste armi, ha espresso le sue perplessità per un approccio secondo lui troppo ideologico. “Non possiamo arrestare la ricerca perché ci troveremmo indietro rispetto ad altri. E ci troveremmo indietro anche nelle difese”. Dello stesso parere Forza Italia.

Maria Chiara Carrozza (Pd), oltre ad esser deputata ed ex ministro è anche professore di bioingegneria industriale a Pisa, quindi fra i pochi con competenze specifiche presenti in aula. “La comunità scientifica l’allarme lo ha dato da tempo”, ha ricordato prima di chiedere il coinvolgimento degli scienziati nel dibattito prima per arrivare (dopo) ad una eventuale moratoria.

Luca Frusone, della Commissione difesa e in forza ai 5 Stelle, ha parlato fra gli ultimi provando ad alzare il tiro. “Questo è il primo di una serie di dibattiti necessari sull’automazione”. Ha sostenuto che bisognerebbe normare un mondo che sta esplodendo e che ha implicazioni enormi anche e non solo sul piano bellico. E bisognerebbe farlo a livello internazionale. “Peccato che questo dibattito arrivi a fine legislatura”.

Già, peccato. E’ passata la mozione Carrozza appoggiata da maggioranza e Governo. Verranno quindi chiamati in causa tecnici e scienziati per discutere la materia. Sul quando questo accadrà però non sono state date indicazioni precise né è chiaro quale tipo di esperti verranno chiamati. (fonte)

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