Parlamento italiano, primi passi per la web tax

Primo passo verso la web tax. La commissione Bilancio della Camera, dopo 4 anni di stop and go, ha approvato l’istituzione di un percorso ad hoc per le multinazionali che operano nel digitale che vogliono mettersi in regola con il fisco italiano senza aspettare che a muoversi sia l’Agenzia delle Entrate insieme a tribunali e Guardia di Finanza come già successo con Apple e Google.

L’emendamento ‘Boccia’ introduce una norma ‘transitoria’, in attesa che a livello internazionale maturi l’accordo per modificare il concetto di ‘stabile organizzazione’, così come auspicato anche dai ministri delle Finanze del G7, che hanno dato mandato all’Ocse per formulare delle proposte concrete già a marzo del prossimo anno.

Nel frattempo, le imprese digitali non residenti con oltre un miliardo di ricavi e un giro d’affari di almeno 50 milioni in Italia potranno raggiungere accordi preventivi con l’Agenzia delle Entrate avvalendosi di una sorta di cooperazione “rafforzata”.

I colossi del web che “ravvisino il rischio che l’attività esercitata nel territorio dello Stato costituisca una stabile organizzazione” possono chiedere che questa venga in effetti riconosciuta e mettersi in regola per il passato attraverso l’accertamento con adesione, con l’incentivo di non incorrere più nel rischio penale e di vedersi dimezzare le sanzioni e accedere per il futuro al regime dell’adempimento collaborativo. Proprio i ‘benefici’ concessi alle aziende che decidano di pagare le tasse in Italia vengono contestati sia dai 5 Stelle, che ravvisano un vero e proprio “condono al contrario”, sia da Scelta Civica.

Al più, dice l’ex viceministro Enrico Zanetti, si potrebbe parlare di “voluntary disclosure” per i big della rete, non certo “di web tax”, né tantomeno di “una severa norma antielusiva”. Ma “stando fermi continueremmo a incassare zero” ha ribattuto Boccia, tra i più strenui sostenitori della web tax, mentre così si può iniziare a incidere su “una base imponibile lorda di circa 32 miliardi” che ora sfugge completamente al fisco italiano. (ANSA)

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