Mp3 morto? No, è libero

La notizia arrivata dal Fraunhofer Institute, che negli anni ’80 ha iniziato a sviluppare il formato Mp3 insieme alla Technicolor, sembrava non lasciare alcuna speranza. Un comunicato ufficiale avvisava che il 23 aprile “negli Usa è cessato il programma sulle licenze e software legati all’Mp3”. La fine dei file che per trent’anni sono stati sinonimo di musica scaricata da internet era stata decretata. “Oggi ci sono dei formati molto più efficienti sul mercato”, si legge ancora nel comunicato. Dopo la triste news, sono stati tanti gli appassionati che hanno pianto la dipartita dell’Mp3. Ma tra gli addetti ai lavori, invece, nessuna preoccupazione. L’industria musicale, al contrario, dopo questa rivelazione sembra ottimista.

Gli Mp3 come le GIF?

Alcuni siti specializzati, come Dday.it primo in Italia, infatti, hanno tranquillizzato gli amanti della musica, spiegando che la novità non cambierà quasi nulla. Bisogna specificare che in Europa l’Mp3 era già un formato libero dal 2012, mentre era ancora a pagamento negli Stati Uniti.

L’unico cambiamento, quindi, sarebbe stato nelle licenze statunitensi, che ora sono diventate libere, non esistendo più un brevetto.

Cosa significa? È molto semplice. Continueranno ad esistere i file musicali, ma avranno un altro nome. E magari avranno ancora più successo. Dieci anni fa è accaduto lo stesso al brevetto delle GIF, le immagini digitali, che da quando sono diventate libere, sono diventate un fenomeno globale e ancora oggi rimangono tra le funzionalità più utilizzate sui social.

Cosa succede ora

 Le aziende specializzate nel settore musicale adesso inizieranno a sviluppare dei nuovi formati per permettere di scaricare canzoni e album. Già Spotify, Apple Music e Tidal utilizzano da qualche anno gli OGG, AAC e FLAC, che sono formati meno conosciuti ma comunque di alta qualità. Stanno andando in questa direzione anche delle stazioni radio e dei canali TV. In attesa di un nuovo formato che sostituirà definitivamente gli MP3, questi si potranno ancora scaricare, ma d’ora in poi nessuno dovrà più pagare il contributo per le licenze al Fraunhofer Institute. (fonte)

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