Marketplace di Facebook, per vendere e comprare oggetti online

«Rendere il mondo più connesso». Anche per diventare un punto di riferimento per il commercio elettronico. Mark Zuckerberg ha annunciato in giugno il rinnovo della missione del social network a cavallo dei Gruppi, che hanno il pregio (o il difetto, come si chiede alla luce dei fatti in Virginia il Guardian) di avvicinare ulteriormente le comunità locali e con interessi simili. Con Marketplace, lanciato nell’ottobre del 2016 negli Stati Uniti e in altri Paesi e disponibile da oggi in Italia (e in altre 16 zone del Vecchio Continente), ha (già) fatto un passo in più: l’abitudine di più di 550 milioni di persone di vendere e acquistare oggetti osservata nei Gruppi ha una sezione ad hoc.

Per visitarla è sufficiente toccare l’icona della vetrina (in fondo all’app, previo aggiornamento. Su desktop non è disponibile) e navigare, per posizione o categoria, fra gli articoli disponibili. Una volta trovato qualcosa di interessante bisogna contattare il venditore con un messaggio privato. Chi vuole vendere non ha che da esplicitare la sua posizione, scattare una foto all’oggetto, dargli un nome, descriverlo e assegnargli un prezzo e inserirlo in una delle categorie a disposizione. Negli Stati Uniti in maggio sono stati pubblicati 18 milioni di post con altrettante proposte. Ad andare per la maggiore sono i mobili, i prodotti per bambini e ragazzi e i vestiti da donna.

Facebook (per ora?) non si fa carico in alcun modo di elaborare i pagamenti. Però, come spiega al Corriere della Sera la vice presidente di Marketplace Deborah Liu, «negli States, dove sono attivi i pagamenti peer-to-peer via Messenger, gli utenti possono decidere di finalizzare la transazione online». Piccoli pezzi di un più grande puzzle che ha tutta l’aria di voler infastidire eBay o addirittura Amazon.

Altro tema delicato è quello del controllo di quanto viene messo in vendita. Al debutto negli Usa, su Marketplace si sono visti anche «droghe, cani, armi e richieste di prestazioni sessuali», come denunciò all’epoca il New York Times. Liu spiega come venga «utilizzato il machine learning per evitare a priori il caricamento di offerte non appropriate». (fonte)

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