Le regole per curare la reputazione sul web

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Basta un passo falso sui social network per farsi sfuggire grandi e piccole opportunità, o addirittura provocare disastri. Ecco le regole suggerite da Michael Fertik, fondatore di Reputation.com.

Per essere scartati da chi assume, ormai l’abbiamo imparato, basta una foto sbagliata su Facebook. O una frase scritta di getto, senza pensarci troppo. Ma non è più solo questione di lavoro e colloqui. Che lo vogliamo o no, l’idea che il mondo ha di noi dipende in gran parte da ammassi di bit. Ha la forma dei risultati che vengono fuori quando cerchiamo il nostro nome su Google. «In pochi ancora se ne sono convinti, ma la reputazione online è una cosa molto seria», dice Michael Fertik, fondatore di Reputation.com , e autore del libro Reputation economy: Come ottimizzare il capitale delle nostre impronte digitali. Che sintetizza così: «Il profilo online di una persona è come il suo curriculum. Può aprire la porta a nuove opportunità, oppure lasciarla chiusa».

NON SOLO PER AZIENDE

Sbaglia di grosso chi pensa che sia affare solo da vip fanatici di Twitter, o da professionisti del nuovo mondo della comunicazione digitale. Il tema riguarda chiunque. Il primo e più grande errore è proprio questo: pensare di non avere una reputazione online solo perché non si è su Facebook o Instagram. «Chi non costruisce attivamente su internet il proprio profilo pubblico – dice l’esperto – è destinato comunque ad averne uno. Ma lo subisce invece di esserne protagonista. Perderà le opportunità che possono nascere da una reputazione efficace. I dati relativi a Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia mostrano che oltre l’80 per cento di chi offre lavoro è molto attento al profilo online dei candidati. E poi decide di conseguenza».

I DETTAGLI SONO IMPORTANTI

La buona notizia è che – a meno di essere Beyoncé o il presidente del Consiglio – curare la propria immagine in rete non è troppo complicato. Basta starci attenti. E scegliere meglio cosa mettere sui social network. Ecco il consiglio di Fertik: «Se sei un avvocato e carichi solo foto di quando vai a pescare, di certo non darai di te l’impressione ideale. Meglio postare anche qualche notizia legata alla tua professione, mostrare di aver passione per quello che fai. Ovviamente sono importanti anche i dettagli personali, su cose che rivelano i nostri interessi extra-lavorativi. L’importante è non eccedere».

LONTANO DAI GUAI

Per una reputazione online che funzioni, ai più basterà un profilo LinkedIn  semplice e ben aggiornato. Essere su Facebook e Twitter è fondamentale, ma non tanto e solo per interagire con gli altri. Quello che importa è marcare il territorio, prendere cittadinanza virtuale usando nome e cognome per il proprio nickname e profilo. Chi ha più ambizioni, farà meglio a registrare anche un proprio sito, del tipo nomecognome.com. E poi non dimenticare di stare attenti alle foto. «Per una persona comune – dice Fertik – ne bastano un paio pubbliche, da far circolare come una sorta di carta d’identità. Quando invece ne iniziano a circolare di indesiderate o imbarazzanti, è lì che può essere il caso di rivolgersi ai professionisti del settore. Oggi le tecniche per rimediare sono sempre più sofisticate».

LA SOLUZIONE

E infatti quello degli specialisti della reputazione online è un settore che è appena nato ma già corre. Forse perché ormai abbiamo imparato anche che il disastro social è sempre in agguato. In fondo, bastano le foto giuste nel posto sbagliato. Oppure – peggio – qualcuno che ci prenda di mira, anche solo per un attimo, e metta in giro notizie false o troppo private. Che tutto dovrebbero meno che circolare online. In tutti questi casi, il metodo più efficace e utilizzato si chiama «flooding». Dall’inglese per: inondare. E non a caso. La tecnica prevede la pubblicazione di centinaia e centinaia di contenuti «giusti» per diluire quelli indesiderati. E per tornare a mostrare, anche online, il nostro profilo migliore. (fonte)

1. Non pensare di non avere una reputazione online – Non essere attivo sui social network non significa avere una buona reputazione online. Chiunque ne ha una. Rifiutarsi di costruirla porta solo ad essere anonimi e dimenticati.

2. Accettare i complimenti – Valido soprattutto per le aziende: i feedback di chi ci sta intorno sono importanti. E anche incoraggiarli è utile. Più commenti positivi ci riguardano e meglio è.

3. Occhio a cosa dicono di te – Bisogna fare attenzione a tutto quello che viene detto di noi o della nostra azienda in rete. Che siano cose reali o false, è fondamentale essere sempre vigili e all’erta.

4. La giusta cornice – Se non ti piace cosa viene detto online di te, prova a mettere un contesto e una cornice diversi intorno a quei discorsi. Cambiare la prospettiva dipende da te.

5. Esserci – Usa il tuo nome su più piattaforme possibili, compresi i siti professionali e i social network. Farlo renderà più facile fissare la tua identità, e renderà la vita più difficile a chi volesse spacciarsi per te. Per ogni profilo, l’ideale è usare questa formula: www.nomecognome.com/.

6. Non essere permaloso – Fare attenzione alle critiche è importante, ma soprattutto rispondere con giudizio. In Kentucky si dice: non fare la lotta con un maiale, o finirete entrambi coperti di fango. Nel dubbio, la regola è questa: ringrazia chi ti ha criticato per averlo fatto, e passa oltre.

7. Cèrcati – Non smettere mai di mettere il tuo nome e cognome nei motori di ricerca, per vedere cosa esce.

8. Non litigare – Resisti sempre allo stimolo a litigare online. Può essere una tentazione, specie quando qualcuno che resta anonimo sceglie di criticarti. Ma di solito è meglio starne fuori. I litigi si ingigantiscono e finiscono per mettere in cattiva luce chiunque vi partecipi.

9. Crea il tuo sito – Fondamentale per le aziende, per controllare l’identità del marchio. Utile anche per i singoli. Ma il sito va poi tenuto aggiornato.

10. Online = offline – Il tuo profilo in rete deve riflettere la tua personalità nel mondo reale. Se la tua passione è l’ambiente, fai in modo che si capisca. Non perdere delle opportunità solo perché il mondo – guardando al tuo profilo Facebook – pensa che ti interessi solo la musica.

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