Lapalisse, essere «amici» su Facebook non significa essere amici veri

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L’aggettivo “lapalissiano” deriva dal nome di Jacques de La Palice ed indica una palese tautologia, qualcosa cioè che è talmente evidente, stanti le sue premesse logiche, da risultare ovvio e scontato, se non addirittura ridicolo per la sua ovvietà.

Quando si parla di «amici» su Facebook le virgolette sarebbe meglio toglierle o tenerle? Insomma: si tratta di amici veri oppure no? Secondo la Cassazione francese, no.

La sentenza, resa pubblica a inizio gennaio, riguarda il caso di un avvocato che, dopo essere stato sanzionato dal Consiglio del suo ordine, ha contestato la procedura disciplinare sostenendo che alcuni membri dell’ente sono «amici su Facebook» delle persone implicate nel dossier che ha scatenato la denuncia. Quindi non sarebbero stati obiettivi o comunque avrebbero avuto l’occasione di favorire degli amici. Oppure, «amici».

La sentenza della Cassazione

La Cassazione ha scelto di mantenere le famose virgolette, confermando così la sentenza della Corte d’appello che aveva stabilito che «essere in contatto sui social non rimanda a relazioni d’amicizia intese nel senso tradizionale del termine» e che «l’esistenza di contatti sul web non è sufficiente a caratterizzare una particolare parzialità». La Cassazione è andata oltre, aggiungendo che «il social network è semplicemente un mezzo di comunicazione specifico tra due persone che condividono lo stesso centro di interessi, e in particolare la stessa professione».

Ma nel caso dei sospetti terroristi?

Non è la prima volta che la giustizia francese si occupa delle «amicizie» su Facebook: già tre anni fa la Corte d’appello di Lione aveva respinto la denuncia di un uomo convinto che il fatto che un giudice fosse «amico su Facebook» dell’avvocato dell’accusa lo avesse sfavorito nel corso del processo al quale era stato sottoposto. Ma, come fa notare Le Monde, l’amicizia sul social più grande del mondo non è comunque una relazione del tutto neutra dato che serve l’accordo di entrambe le persone per venire suggellata: un dettaglio che non ribalta la sentenza della Cassazione ma che suggerisce ci possano essere eccezioni al verdetto. Soprattutto nei casi delle persone sospettate di terrorismo: i social network sono utilizzati dall’intelligence (e dai tribunali) anche per cercare prove di legami pericolosi. (fonte)

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