ISIS, se Anonymous collaborasse con la Polizia Postale?

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Ben vengano i quasi 6mila account Twitter dell’Isis bloccati da Anonymous, ma la cyber-guerra richiede un piano più ampio con la cooperazione di forze dell’ordine e fornitori di internet.

Lo dice all’ANSA Raoul Chiesa, tra i massimi esperti internazionali di sicurezza informatica, confermando che Anonymous sta lavorando con un software – Geosec – che vanta un contributo forte italiano e che fa da “aspirapolvere” degli account pro Isis.

La lotta del collettivo di hacker Anonymous all’Isis funziona così

Geosec, spiega Chiesa, è un software “che ‘spazzola e filtra’ i vari post” di account social o mail “per poi avere una base dati più solida” su cui lavorare sopra e fare correlazioni.

Così Anonymous individua gli account pro Isis, “li forza, ne ruba le password, le cambia e quindi di fatto li blocca”. Ma “non c’è alcun dialogo con le autorità”, sottolinea Chiesa, del resto la forzatura degli account (“hijacking”, in gergo) “è reato”. È vero anche, sottolinea, che dal momento che i terroristi dell’Isis per ora sfruttano il web soprattutto per “fare propaganda, proselitismo e pianificazione” sicuramente i blocchi di Anonymous “vanno a tagliare una fetta del dialogo online”.

Ma non basta

Per Chiesa occorre fare un passo in avanti, ovvero coinvolgere forze dell’ordine e Internet service provider per risalire ai luoghi e alle persone reali delle utenze internet collegate agli account pro Isis. Quanto ai metodi di comunicazione fra jihadisti, aggiunge, “le chat dei videogiochi” sono un metodo già datato. “La nuova frontiera sono le applicazioni gratuite di comunicazione cifrata”. (ANSA)

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