Intelligenza Artificiale al posto dell’avvocato

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Se ne parla ormai da qualche tempo. L’intelligenza artificiale e l’automazione sono destinate a rimpiazzare, o quantomeno a ridurre, il contributo umano in molte attività. Di solito si pensa a professioni di medio e basso livello, ripetitive e facilmente scomponibili in compiti da dare in pasto a un software. Ma ci sono sempre più indizi che anche i lavori qualificati, come il medico, il promotore finanziario, l’assicuratore, non usciranno indenni dalla rivoluzione in arrivo.

L’ultima categoria a doversi – forse – preoccupare, è quella degli avvocati. In questi giorni, è stato lanciato ufficialmente in Rete “Peter”, un consulente legale virtuale in grado di svolgere alcune delle mansioni più comuni degli esperti di diritto: stipulare e conferire valore legale a dei contratti, redigerne di nuovi, controfirmare e fornire suggerimenti in fatto di problemi. Il tutto per email.

Nessun bisogno di incontri in ufficio o di telefonate; peraltro difficili da concordare, dato che Peter non è un impiegato comune, ma un’A.I. (intelligenza artificiale). Il segreto di quest’avvocato virtuale sta tutto in una parola: blockchain. La blockchain è, sì, il registro pubblico e condiviso che tiene traccia delle operazioni in BitCoin, ma, al di fuori di questo specifico campo applicativo, è un meccanismo che può essere adoperato in qualsiasi contesto per certificare la validità di una transazione.

In campo legale, un software basato su blockchain come Peter può facilmente essere utilizzato al posto di notai e esperti di diritto per alcune funzioni fondamentali: certificare l’identità delle controparti e autenticare la firma di un contratto, ad esempio. Operazioni tecnicamente semplici, ma che oggi come oggi gli utenti pagano a caro prezzo. Finché dura: perché se A.I. come Peter, o come Watson di IBM, prenderanno piede, gli studi legali e notarili dovranno presto trovare altre fonti di reddito. (fonte)

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