Insulti su Facebook costano 100 euro al giorno di multa

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Facebook è per molti uno spazio dove dire quello che salta per la testa, senza limiti. Ma usando scorrettamente i social molti non hanno la percezione dei guai in cui possono incorrere. Così scattano le querele per ingiuria e diffamazione, che tuttavia hanno un ostacolo: non garantiscono la soluzione alla radice, togliere l’offesa.

E non tutti hanno gli strumenti di Selvaggia Lucarelli, la giornalista che giorni fa ha contrattaccato via radio pubblicamente il candidato leghista di un paese del Reggiano che l’aveva insultata sul web. La soluzione l’ha trovata un avvocato di Reggio, Stefano Manfreda, che ha ottenuto in via d’urgenza dal giudice civile Chiara Zompì un’ordinanza innovativa: la rimozione immediata da Facebook dei post dal contenuto offensivo verso una sua cliente e, in caso di non ottemperanza, la multa di cento euro al giorno per ogni giorno di ritardo.

La vittima è una giovane parrucchiera unisex titolare di un negozio in un paese dell’Appennino emiliano che, da noi contattata, così racconta: «Ho sofferto tantissimo quando si è andati sul personale, ci ho pianto». Da 12 anni si fa apprezzare nell’attività di acconciature uomo-donna ma di recente ha deciso di offrire un ulteriore servizio regolarmente autorizzato, la vendita dei prodotti di bellezza, trucchi e make-up.Vendita effettuata non solo da lei ma pure dalla vicina farmacia che nulla ha avuto da ridire. E pure da un negozio gestito in montagna da una estetista. Tutti connessi tramite Facebook.

SUL WEB, in ottobre, la parrucchiera ha pubblicizzato i nuovi prodotti. A questo punto ricostruiamo i fatti così come riportati dalla parte. Sul profilo del compagno dell’estetista viene ripreso il post dei trucchi pubblicato dalla parrucchiera con questo commento: «Ecco a voi la nuova estetista… quando si dice concorrenza spietata…» E ancora: «Vuoi un consiglio… appena puoi sputati in faccia da sola...» Diversi i «like», cioè i «mi piace» compreso quello della estetista.

Segue altro lungo pesante post. Che fare allora? Semplice. La parrucchiera va dai Carabinieri a sporgere querela. Il maresciallo chiama il destinatario e lo invita a interrompere la pubblicazione di quelle frasi e a nominare un legale di fiducia. E invece, è il racconto della parte, macchè. I post sono rimasti sul profilo personale. In post successivi, l’obiettivo degli strali diventerà un tale «Edward mani di forbice», il film interpretato da Johnny Depp.

A QUESTO PUNTO la parrucchiera si rivolge al legale. Vana persino la diffida dell’avvocato: l’interessato sosteneva che non si riferiva a lei. Di qui il ricorso urgente accolto dal giudice. All’udienza, il convenuto non si è presentato. Ma quando ha ricevuto l’ordinanza, con la sorpresa della multa per ogni giorno di futura mancata ottemperanza, ha chiamato il legale e rimosso le frasi. Oltre a dover pagare le spese legali. (fonte)

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